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Drag queen e migranti celebrati al premio giornalistico SKeyes

Drag queen e migranti celebrati al premio giornalistico SKeyes

A Beirut conclusa la 18ma edizione del premio giornalistico

09 giugno 2023, 11:58

Redazione ANSA

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(di Lorenzo Trombetta) (ANSAmed) - BEIRUT, 09 GIU - Il coraggio delle drag queen in Libano raccontato dal dietro le quinte dei locali notturni di Beirut e e i pericoli affrontati da migranti clandestini visti in prima persona da un reporter infiltratosi nelle reti di trafficanti sono tra i temi scottanti affrontati da alcuni dei vincitori dell'ultima edizione del premio giornalistico Samir Kassir.
    Intitolato alla memoria dell'intellettuale beirutino Samir Kassir ucciso in un attentato nel 2005, i premi giornalistici della 18ma edizione del concorso internazionale, finanziata dall'Unione Europea, sono stati consegnati nei giorni scorsi a Beirut dalla Fondazione Samir Kassir Eyes (SKeyes) fondata da Giselle Khoury, vedova del defunto intellettuale, e diretta da Sami Mehanna.
    Durante la cerimonia, a cui ha partecipato Ralph Tarraf, ambasciatore dell'Ue a Beirut, sono stati premiati la giornalista siriana Inas Hakki per la categoria articoli di opinione, il collega libanese Muhammad Chreyteh per la categoria servizi audiovisivi, e il reporter egiziano Mahmud Sobki per la categoria articoli investigativi.
    Come ha sottolineato Mehanna, direttore di SKeyes, "a 18 anni dall'assassinio di Samir Kassir ci sono 242 candidati al premio che porta il suo nome... questo significa che un'intera generazione di giovani giornalisti è ancora attratta dal suo nome e dai valori che egli rappresentava", ha detto Mehanna citato dal quotidiano beirutino L'Orient-Le Jour.
    Oltre a tenere conto delle candidature incentrate sui temi tradizionali del lavoro di Skeyes, ovvero il rispetto dei diritti umani e la promozione del buon governo, la giuria del premio si è mostrata particolarmente sensibile quest'anno al tema dei diritti delle minoranze sessuali e delle questioni di genere, oltre che della migrazione.
    L'egiziano Mahmoud Sobky ha scelto di parlare di chi sceglie di mettersi in un viaggio senza ritorno come clandestino: "ho scelto questo argomento perché le vittime dei trafficanti non sembra abbiano alcun diritto". Sobki, con una lunga esperienza di reporter investigativo, si è infiltrato nei gruppi di trafficanti in Medio Oriente per raccogliere le storie raccontate nel suo servizio.
    Dal canto suo il libanese Muhammad Chreyteh è autore di un reportage sulle drag queen - artisti che si travestono da donne - in Libano: "Nessuna legge li protegge e la loro arte è vietata", ha dichiarato a margine della cerimonia di premiazione. La parte più difficile del suo lavoro, ha detto, è stata convincere le drag queen a parlare davanti alla telecamera. "Sono molto coraggiosi perché affrontano molta violenza in Libano", dice Chreyteh.
    La siriana Inas Hakky ha invece scritto un articolo d'opinione intitolato "Lettera a Jackie Chan" in cui racconta la sofferenza generata dalle conseguenze della guerra, prendendo spunto dal fatto che l'anno scorso Jackie Chan ha prodotto un film girato in parte in uno dei sobborghi di Damasco devastato dal conflitto armato in corso in Siria da più di 12 anni.
    A Beirut alla cerimonia hanno preso parte anche i giornalisti finalisti ma non vincitori. Tra loro c'erano gli egiziani Ahmad Gamaleddin e Ahmad Ismail, autori di un toccante reportage tra le corsie di ospedali psichiatrici del Cairo. (ANSAmed).
   

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