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Gino Cecchettin: 'Non porto rancore, ma è difficile perdonare'

Gino Cecchettin: 'Non porto rancore, ma è difficile perdonare'

'Con genitori di Turetta qualche messaggio, non posso giudicare'

MILANO, 27 maggio 2024, 19:24

Redazione ANSA

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Gino Cecchettin, padre di Giulia: 'non porto rancore, ma è difficile perdonare ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Non porto rancore, non porto rabbia ma mi risulta difficile pensare al perdono, ho anche io i miei limiti. Con i genitori di Filippo Turetta ci siamo scambiati qualche messaggio nelle festività. Non c'è l'ho con loro, non posso giudicare". Lo ha detto Gino Cecchettin, il padre di Giulia la giovane vittima di femminicidio il cui caso ha smosso le coscienze di tutta Italia, intervistato a SkyTg24 Live in Milano.

Alla domanda della giornalista Tonia Cartolano se si rimprovera qualcosa dopo quello che è successo, Gino ha risposto "purtroppo si, ho inseguito tante chimere, come cercare di diventare un bravo imprenditore - ha detto -, sacrificando tanto tempo, con il senno di poi potevo dedicare un po' di tempo in più alla famiglia".

I genitori in generale "devono farsi aiutare il più possibile, devono cercare di instaurare un dialogo aperto - ha concluso -, la figlia si deve sentire libera di poter raccontare i particolari ai genitori, senza remore. I genitori non li ferite anzi li aiutate. E loro devono trovare il tempo di ascoltare. E poi farsi aiutare, denunciare". 

"Non possiamo accettare che ogni anno ci sia una carneficina come quella dello scorso anno" ha aggiunto Cecchettin, commentando i numeri delle donne uccise in Italia, che sono già 30 al 19 maggio.

"Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a un problema di tale portata - ha spiegato -. Ci sarà un processo che spero porterà alla parità il più presto possibile, gli uomini infatti devono capire che le donne devono poter essere libere. A Giulia questa libertà è stata negata".

Nel suo libro 'Cara Giulia' il padre sottolinea il concetto che nessuno può essere immune da una tragedia simile, ma questo lo ha capito soltanto dopo. "Da genitori ci prodighiamo di garantire benessere ai ragazzi, di farli studiare all'università che è anche un ambiente acculturato - ha spiegato -. Giulia aveva una vita normale, non da bassifondi. Eppure ti svegli la mattina e ti trovi all'interno di un vortice e mia figlia Elena mi ha dato la risposta, mi ha illuminato sulle cause" di questa tragedia. 
   

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