"L'accoglienza da diritto sta diventando una concessione, e spesso intesa come luogo di confinamento più che occasione per ricominciare un'esistenza progettuale. Un sistema di accoglienza pubblico che si frammenta e rimanda le opportunità di inclusione a una 'seconda fase' accessibile a pochi è lesivo di percorsi di accoglienza e integrazione". E' quanto denuncia il Rapporto annuale del Centro Astalli, il Servizio dei gesuiti per i Rifugiati in Italia.
"Politiche migratorie, restrittive, di chiusura, se non addirittura discriminatorie - si legge -, acuiscono precarietà, esclusione e marginalità delle persone migranti. Alto è il prezzo che stanno pagando i rifugiati anche in Italia per la mancanza di investimenti in protezione, accoglienza e inclusione: aumento delle vulnerabilità fisiche, sanitarie e psicologiche a seguito di viaggi sempre più lunghi e difficili, in mano ai trafficanti, in assenza di vie alternative legali di ingresso; ostacoli burocratici per l'accesso alla richiesta di protezione; un ridotto numero di posti in accoglienza; tagli ai costi dei servizi di inclusione; mancanza di opportunità abitative autonome e conseguente impossibilità a immaginare un futuro; marginalizzazione sono solo alcune delle criticità".
"Se guardiamo al quadro d'insieme del 2023 dal globale al locale - si legge ancora -, la questione migratoria non viene certamente affrontata dal punto di vista delle persone che si mettono in viaggio. La trasformazione del sistema di accoglienza in Italia ha inferto un duro colpo a quell'accoglienza diffusa che ha caratterizzato negli ultimi anni l'impegno di molte realtà a servizio dei migranti forzati". Secondo il centro Astalli, invece, "l'accoglienza diffusa, che porta con sé una quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un'Italia diversa, più preparata a cogliere le opportunità dell'incontro".
"I processi di semplificazione in atto nel tentativo di contenere le migrazioni, non solo sono destinati a fallire nel tempo, ma rendono gli spostamenti e i viaggi dei migranti ancora più mortali e difficili. Sono 8.541 le persone che hanno perso la vita lungo le rotte migratorie di tutto il mondo nel corso del 2023, anno in cui sono stati registrati più morti in assoluto: 3.105 le persone morte e disperse nel mar Mediterraneo, più di 29mila in totale le vittime dal 2014 secondo dati Oim", denuncia il Rapporto annuale del Centro Astalli.
"Le risposte politiche a queste tragedie - evidenzia il Rapporto 2024 - hanno visto l'inasprimento del contrasto all'attività delle navi umanitarie, la realizzazione di accordi economici per dissuadere gli arrivi, aumentare i rimpatri e cooperare con regimi antidemocratici; l'emanazione di regole di accesso più rigide per i richiedenti asilo in Europa, compresi i minori, mettendo una seria ipoteca sul rispetto dei diritti di persone già duramente provate da situazioni caratterizzate da persecuzioni e violenze subite nei Paesi di origine e in quelli di transito. Strategia onerosa quella dell'esternalizzazione delle frontiere - aggiunge -, unita alla pratica dei respingimenti e delle espulsioni illegali, con metodi brutali e coercitivi lungo le rotte europee, con la conseguenza che centinaia di migliaia di persone rimangono imprigionate in terre di mezzo, e vedono aumentare il carico dei traumi a cui sono sottoposti".
"Lo stato generale di fragilità - si legge ancora - trova riscontro nelle quasi 10mila visite mediche, di base e specialistiche svolte presso il SaMiFo (+15% a fronte di un'utenza aumentata solo dell'1,6%). Oltre alla vulnerabilità evidente per persone portatrici di condizioni oggettive (anziani, minori, donne in gravidanza) o di diagnosi già acclarate, esiste nel mondo dei rifugiati una vulnerabilità più nascosta, spesso legata ai traumi vissuti e non ancora elaborati che per emergere e cominciare una cura ha bisogno di tempo, attenzione e di un'accoglienza dentro luoghi idonei. Pensare di riservare un'accoglienza, sia in termini di alloggio che di documenti, ai soli soggetti vulnerabili, significa scegliere di contribuire ad accrescere il numero delle persone vulnerabili".
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