"Questa si chiama tortura, è una
cattiveria". Così Don Gino Rigoldi, per oltre 50 anni cappellano
del carcere minorile Beccaria, ha definito la "terribile
circolare" sulle chiusure dei reparti di media sicurezza entrata
in vigore da qualche mese secondo la quale, "se non c'è
attività, si sta in cella per 22 ore, con il rischio che la
gente diventa matta quando è così compressa".
Don Gino ha partecipato, a fianco di magistrati, avvocati e
del garante dei detenuti del Comune di Milano Francesco Maisto,
al sit in organizzato sullo scalone del palazzo di Giustizia per
chiedere ai parlamentari e al ministro Carlo Nordio di
intervenire al più presto per fermare i suicidi negli istituti
penitenziari italiani che, dall'inizio dell'anno, sono 32.
Don Gino, che pur non essendo più il cappellano del Beccaria
continua la sua attività per aiutare i giovani 'difficili',
parlando a margine della manifestazione, oltre ad aver
commentato la circolare sulla chiusura delle celle, ha parlato
dei suoi progetti. In particolare sta cercando sponsor e
strutture per aprire, sul "modello delle 'jeunes maisons' che ho
visto in Francia delle comunità in cui i ragazzi", usciti dal
carcere, "possano anche partecipare ad attività culturali,
sportive. Ora ci sono i monolocali, ma chi va lì è un po'
triste".
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