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Incendi: da inizio anno a 27 luglio in fumo 51.386 ettari in Italia

Incendi: da inizio anno a 27 luglio in fumo 51.386 ettari in Italia

I dati di Legambiente: come 73.408 campi da calcio, in Sicilia bruciato l'80% del totale

28 luglio 2023, 16:28

Redazione ANSA

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Incendio nel Messinese © ANSA/AFP

Incendio nel Messinese © ANSA/AFP
Incendio nel Messinese © ANSA/AFP

"In Italia dall'inizio del 2023 al 27 luglio sono andati in fumo 51.386 ettari percorsi dal fuoco equivalenti a oltre 73.408 campi da calcio. Impressionati i dati degli ultimi tre giorni: dal 25 al 27 luglio, sono bruciati ben 31.078 ettari di vegetazione".
È quanto denuncia Legambiente che oggi diffonde i dati che ha elaborato analizzando quelli satellitari Effis (European Forest Fire Information System), che monitorano solo gli incendi superiori ai 30 ettari. In fumo 41.365 ettari (pari all'80%) in Sicilia, seguita da Calabria con 7.390 ettari, Puglia (1.456) e Abruzzo (284 ettari).

Il più delle volte, sottolinea Legambiente, si tratta di incendi dolosi. Nel 2022 infatti, sono stati 5.207 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici. Calabria e Sicilia sono le regioni più colpite dalle azioni incendiarie, rispettivamente con 611 e 544 reati contestati. Segue il Lazio con 479, la Toscana con 441 e la Lombardia, che dal decimo passa al quinto con 415. Se si guarda indietro degli anni dal 2018 al 2022 in Sicilia sono stati 2.938 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici, 191.386 gli ettari di superficie boscata e non andati in fumo.
Palermo (677), Messina (605) e Catania (444) le città con più illeciti. In Calabria dal 2018 al 2022 sono stati 2.709 i reati accertati di questo tipo, 63.196,30 gli ettari di superficie boscata e non percorsi dalle fiamme. Cosenza (1652), Catanzaro (454) e Crotone (412) le città dove si sono registrati più illeciti di questo tipo. Per contrastare il fenomeno, Legambiente individua 10 priorità che riguardano, in sintesi, prevenzione su più livelli e in maniera continuativa, gestione, rafforzamento delle attività investigative e norme più severe. In primis, tra le azioni da mettere in campo, occorre definire un soggetto unico come la Protezione Civile nazionale per gestire gli incendi boschivi in maniera integrata, garantire un maggiore coordinamento tra le istituzioni e gli attori coinvolti e vigilare sull'applicazione della legge quadro sugli incendi boschivi (L. 353/2000) e le sue modifiche introdotte con la legge 155/2021. Allo stesso tempo è fondamentale prevedere pene più severe estendendo quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione. IL presidente di Legambiente Stefano Ciafarani chiede di estendere, "quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione. Infine - dice - non va dimenticato che è fondamentale responsabilizzare e coinvolgere cittadini, preziosa parte attiva nella lotta agli incendi ma anche e soprattutto nella partita della prevenzione e informazione".

Bonelli (Avs): 'Superficie uguale a Molise più Roma'

"Dall'inizio dell'anno a oggi, in Italia, sono stati bruciati oltre 53,5 mila ettari di boschi, una superficie pari a quelle del Molise e Roma messe insieme, con un aumento di 11.000 ettari rispetto al 2022. Ma abbiamo una flotta antincendi assolutamente insufficiente mentre il governo decide di impegnare ingenti risorse finanziarie, parliamo di cifre nell'ordine dei 4-6 miliardi di euro, per l'acquisto di carri Leopard, oppure addirittura quasi 15 miliardi per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. Sono necessari immediati investimenti per rafforzare il nostro sistema di difesa dagli incendi e che si provveda al ripristino del Corpo forestale dello Stato". Così, presentando davanti a Montecitorio il Dossier Incendi, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli. "Adesso - prosegue - dobbiamo affrontare la questione del ri-orientamento dei fondi del PNRR che avrebbero dovuto essere destinati all'emergenza dissesto idrogeologico. Questa mossa rappresenta un attacco all'intero processo di transizione ecologica, rischiando di infliggerle un colpo potenzialmente mortale. Infatti, nonostante le dichiarazioni della Presidente Meloni, che si mostra intenzionata a formulare un piano di lotta contro il dissesto idrogeologico, l'azione concreta è quella di sottrarre a quella lotta ben 16 miliardi di euro, fondamentali per garantire la sicurezza del nostro Paese. Tali decisioni non solo si rivelano inadeguate, ma rischiano anche di minare la necessaria transizione ecologica per la salvaguardia del nostro territorio e dei cittadini italiani". "Da Mattarella e Guterres arriva l'allarme: siamo pesantemente in ritardo. Un messaggio importante che però non arriva alle orecchie di Governo e maggioranza che continuano a parlare di fanatismo ecologista per perpetrare le loro politiche diametralmente opposte agli obiettivi climatici. Ne è un esempio il PNIEC del Ministro Pichetto Fratin che punta a trasformare l'Italia in un hub europeo del gas e non delle rinnovabili. In attesa che Pichetto Fratin, sciolga il suo dilemma shakespeariano, capendo se il cambiamento climatico dipende dall'uomo o dalla Terra, gli invio come dono per una lettura estiva il report scientifico dell'ONU nel quale viene indicato in maniera chiara quali sono le ragioni del cambiamento climatico e quali le soluzioni da adottare. Che un ministro dell'Ambiente non sappia questo francamente non penso sia solo disarmante per noi ma per tutto il Paese".

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