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Nel 2015 in calo i femminicidi e lo stalking

Nel 2015 in calo i femminicidi e lo stalking

56 donne uccise primi 6 mesi. Alfano: punire ma anche prevenire

ROMA, 07 ottobre 2015, 18:46

Melania Di Giacomo

ANSACheck

   Mogli, fidanzate, madri: sono 56 le donne uccise in ambito affettivo o familiare nei primi sei mesi di quest'anno. Un numero sempre alto, ma che le statistiche del Viminale indicano in leggero calo rispetto allo scorso anno, del 3,5% (il totale degli omicidi con vittime donne è calato del 6,33%). Nel frattempo è andato a regime il decreto sulla violenza di genere, che nell'estate di due anni ha aggiornato il codice penale con nuove aggravanti e previsto forme di tutela per le vittime. "Abbiamo avuto ottimi risultati dalla legge sul femminicidio: sono calati sia gli omicidi che le lesioni. Ha funzionato la prevenzione, con l'ammonimento e l'allontanamento del coniuge violento. Impossibile stabilire quanti delitti si sarebbero verificati senza queste misure, ma sappiamo che i reati sono in calo, la norma è uno dei nostri migliori risultati", afferma il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.
    In particolare, nel primo semestre sono stati inflitti 207 ammonimenti per violenze domestiche, nell'intero 2013 erano stati solo 111; i partner allontanati da casa sono stati 144, il doppio che in tutto il 2013. Provvedimenti che - a giudizio del titolare del Viminale - hanno evitato reati più gravi: nei primi sei mesi del 2015, rispetto al primo semestre del 2014 i maltrattamenti in famiglia sono diminuiti del 16,4%, le percosse del 6,75%, le violenze sessuali del 18,44%. Soprattutto sono calati gli atti persecutori (lo stalking), del 21,3%.
    In questo caso la legge era intervenuta con l'irrevocabilità della querela nel caso di gravi minacce, per evitare le pressioni volte a far retrocedere la vittima dal proposito di ottenere giustizia. "Lo stalking - rileva il ministro - è un reato da punire, ma occorre anche prevenire e proteggere: sono questi i tre pilastri della nostra strategia".
    Alfano rinnova l'appello a chi assiste ai reati: la legge garantisce a chi collabora e aiuta a denunciare "protezione e anonimato sia nella fase delle indagini che durante il processo". Una forma di tutela che dovrebbe spingere a far emergere le violenze. "Con la legge abbiamo fatto un buon lavoro ma come sempre è perfettibile e non escludo altri interventi.
    Credo che il Parlamento potrà fare ancora molto", conclude.
   

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