La partecipazione delle donne, gli
obiettivi delle lotte contadine, i percorsi biografici di alcuni
protagonisti. Dopo 130 anni si rileggono i Fasci siciliani, il
movimento politico-sindacale di fine Ottocento di orientamento
socialista represso dal governo di Francesco Crispi. Ai fasci
sono dedicate due giornate di studi, il 14 e 15 maggio, che si
terranno tra l'Università di Palermo e Corleone, il paese dove i
Fasci siciliani trovarono una forte spinta organizzativa: uno
dei suoi promotori, Bernardino Verro, diventò anche sindaco
socialista di Corleone e condusse una battaglia contro la mafia
che poi lo uccise.
Tra gli altri protagonisti Giuseppe De Felice Giuffrida,
Lorenzo Panepinto, Nicola Barbato, Enrico La Loggia, Napoleone
Colajanni.
Il convegno è promosso dal Dipartimento di Scienze
umanistiche dell'Università di Palermo, nell'ambito di un
progetto Prin Pnrr 2022 sulla violenza politica nel Mezzogiorno,
in collaborazione con l'Istituto Gramsci Siciliano, la Cgil
Palermo e il Comune di Corleone.
I nuovi spunti storici saranno approfonditi da studiosi di
varie generazioni in una prospettiva che restituisce complessità
alle lotte del periodo 1892-1894. Molta attenzione sarà rivolta
ai contesti locali, alla partecipazione delle donne, ma anche
alla proiezione internazionale del movimento.
"Palermo e Corleone all'interno di quel movimento ebbero un
ruolo da protagoniste", dicono Dino Paternostro, responsabile
del dipartimento Archivio e Memoria storica della Cgil di
Palermo, e Mario Ridulfo, segretario generale della Cgil
Palermo. "I Fasci - aggiungono - segnarono l'irruzione nel
grande libro della storia dei lavoratori siciliani, braccianti,
contadini, minatori, artigiani, che innovarono il modo di
rapportarsi delle classi subalterne col potere economico,
sociale e politico. I gruppi dirigenti elaborarono le prime
forme di contratto sindacale scritto dell'Italia contemporanea e
sperimentarono le prime cooperative di consumo e di produzione e
lavoro".
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