"Scarantino non doveva avere
rapporti con nessuno perché era un falso collaboratore e
soprattutto non si voleva che ci fosse il crollo psicologico del
'pupo' costruito a tavolino. Sapevano chi avevano davanti.
Scarantino era suggestionabile, era instabile e andava tenuto
isolato. E questo è un altro elemento che dimostra la malafede
di chi ha condotto l'indagine". Lo ha detto il pm Maurizio
Bonaccorso, applicato alla procura generale, durante la sua
requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini sulla
strage di via D'Amelio che si celebra a Caltanissetta dinanzi la
Corte d'Appello. I tre poliziotti imputati nel processo sono
accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa Nostra,
per avere, secondo la procura, indotto Vincenzo Scarantino a
rendere false dichiarazioni sulla strage.
"Ritengo imbarazzante - ha continuato Bonaccorso - il
comportamento degli appartenenti al gruppo Falcone-Borsellino
che avevano anche negato la presenza di un telefono nella casa
di San Bartolomeo a Mare. E sottolineo l'assoluta
inattendibilità delle giustificazioni fornite su questa vicenda
veramente assurda".
"Altro elemento eclatante - ha sottolineato il Pm - è quello
relativo alle intercettazioni di Vincenzo Scarantino. I
brogliacci venivano sottoscritti anche da chi non aveva
ascoltato le conversazioni di Scarantino. E ancora
l'interruzione delle intercettazioni mentre avvenivano le
conversazioni tra Scarantino e i magistrati o appartenenti al
gruppo Falcone-Borsellino, che è assolutamente illegale".
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