Il messaggio è quello di una
"guerrilla poetica". Così Angelo Accardi chiama l'operazione
artistica che grida un no alla guerra attraverso
un'installazione costruita con la parola "Fuck". L'opera è ora
esposta contemporaneamente a Palermo, a Milano e a Venezia.
"È un'irruzione d'arte pubblica che con una parola
apparentemente profana rinsalda un patto di pace nel momento in
cui vengono meno il patto di pace e i diritti di tanti", dice
Patrizia Monterosso, direttrice della Fondazione Federico II che
ha organizzato l'esposizione dell'opera in collaborazione con
l'Assemblea regionale siciliana e il Comune di Palermo.
L'installazione mira a liberare, nelle intenzioni di Accardi,
una energia collettiva e una straordinaria forza civile. "Ho
voluto costruire - dice l'artista di origini siciliane - un
detonatore che in questo momento, in una società incubatrice di
negatività, dovrebbe restituire all'uomo la sua centralità. È
uno sfogo che l'uomo può utilizzare, proprio come detonatore,
per aspirare a una libertà quotidiana".
L'operazione artistica persegue anche uno scopo sociale:
dall'originale sono stati ricavati tanti "Fuck" in scala ridotta
in gommapiuma la cui vendita sosterrà gli interventi di Save the
children per i bambini in fuga dall'Ucraina.
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