(di Stefano Ambu)
Disorientati dall'inflazione,
dalla perdita del lavoro, dai conti che non tornano, da una
separazione o da qualche dipendenza. E allora cercano una mano
d'aiuto. Per sopravvivere e per provare magari a ripartire. Sono
alcuni dei ritratti delle persone che si rivolgono alla Caritas.
La povertà relativa in Sardegna è in leggero calo, -0,4%. "Ma i
numeri - spiega Raffaele Callia, responsabile del servizio studi
e ricerche della Caritas regionale - dicono che le richieste
agli sportelli sono rimaste più o meno le stesse".
Il 18/o report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna è
stato presentato a Cagliari in vista della settima Giornata
mondiale dei poveri che si celebrerà domenica 19 novembre. Nel
2022, con un'incidenza del 15,3%, erano in condizioni di povertà
relativa circa 113.000 famiglie sarde (oltre 116.000 nel 2021).
Ma si registra, col passare dei mesi, una crescita di redditi e
consumi delle famiglie sarde (in particolare di beni durevoli e
di servizi). Nel corso del 2022 i centri di ascolto Caritas
della Sardegna, distribuiti nei 36 comuni coinvolti
nell'indagine, hanno ascoltato - una o più volte - 9.553 persone
portatrici di uno o più disagi a livello personale e familiare.
Una cifra che rappresenta - spiegano gli esperti- solo la punta
di un iceberg.
I dati del 2022 fanno riemergere una fragilità al femminile,
quasi a riportare lo scenario alla situazione precedente alla
pandemia. Il fenomeno potrebbe essere spiegato dalla più marcata
esposizione della componente femminile alle fragilità del
mercato del lavoro in questi ultimi anni - evidenzia il report -
come pure dalla maggiore incidenza delle donne fra le persone
che si sono trovate a chiedere aiuto per la prima volta alla
Caritas per conto della famiglia d'appartenenza, fra cui molte
straniere.
Anche nel 2022, a differenza del dato nazionale, ai centri di
ascolto si sono rivolti in maggioranza cittadini italiani (67,6%
in Sardegna e 39,0% a livello nazionale). Quasi una persona su
due è un quarantenne o un cinquantenne. Altro dato. Più bassa è
la scolarità e più alta è l'esposizione al disagio sociale. Che
cosa si chiede? Beni o servizi materiali (80,4%): i pasti
serviti tramite le mense, i viveri confezionati (oltre ai buoni
pasto) e i prodotti alimentari conferiti tramite gli "Empori
della Solidarietà" e a domicilio; ma anche i prodotti per i
neonati, del materiale sanitario, i biglietti per il trasporto
pubblico, i prodotti per l'igiene personale e domestica,
attrezzatura e mobilio per la casa. Seguono a distanza le
richieste di sussidi economici (11,3%):bollette e tasse (il
39,7% dei sussidi erogati), alimentari (16,6%), affitti o spese
comunque connesse all'abitazione (15,1%), spese sanitarie
(3,3%), spese per pratiche burocratiche (3,1%), spese di
trasporto (1,4%) e spese scolastiche (0,5%).
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