"L'auspicio è che anche l'Ema,
l'Agenzia europea per i medicinali, e poi l'Aifa, l'Agenzia
Italiana del Farmaco, riconoscano a loro volta l'Aducanumab". Lo
sollecita Giancarlo Logroscino, direttore del Centro per le
Malattie Neurodegenerative dell'Università di Bari al 'Panico'
di Tricase (Lecce), unico presidio della Puglia a partecipare
alla sperimentazione per il nuovo farmaco contro l'Alzheimer
che, prodotto dalla Biogen, era atteso da vent'anni ed è stato
approvato nei giorni scorsi dalla statunitense Fda. "Abbiamo
dato il nostro contributo - ha rilevato il professor Logroscino
illustrando il lavoro compiuto - apportando un numero di
pazienti maggiore rispetto ad altri centri italiani e
dell'Europa coinvolti. Questo lavoro di ricerca ha coinvolto 299
istituti in tutto il mondo e 2.400 persone che hanno
sperimentato il farmaco".
Pur nella speranza, è necessario avere ancora cautela
nell'utilizzo del farmaco: "I test hanno mostrato infatti -
sottolinea il Centro di Tricase in una nota - che il farmaco
riesce a ridurre le placche solo nei pazienti che manifestano i
primi sintomi della malattia, ovvero perdita di memoria e
difficoltà nel ragionamento". Dopo cinque anni di lavoro, lo
studio continua assieme a Tecnopolo Puglia, centro per la
nanotecnologia applicata alla medicina di precisione, fondato
Istituto di Nanotecnologia del Cnr di Lecce, Irccs Istituto
Tumori di Bari e il Centro per le Malattie Neurodegenerative.
"L'investimento deciso dalla Regione Puglia e dall'Università
degli Studi di Bari 'Aldo Moro', nonché dalla Fondazione
'Panico' - ha aggiunto Logroscino - sta dando risultati
tangibili e un contributo importante", l'obiettivo della
collaborazione "è proprio introdurre le nuove tecnologie nella
cura usuale dei pazienti".
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