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Caffè, come si evolve il mercato di cialde e capsule

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Caffè, come si evolve il mercato di cialde e capsule

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Responsabilità editoriale di SEO Cube S.r.l.

20 ottobre 2020, 14:30

SEO Cube S.r.l.

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L’introduzione delle cialde e delle capsule ha cambiato radicalmente il settore merceologico del caffè. I consumatori del Belpaese non hanno certo rinunciato alle proprie abitudini quotidiane, che includono (almeno) una tazzina di buon caffè, ma l’innovazione tecnologica ha minato il primato della moka, grazie alla maggiore praticità delle caffettiere elettroattuate che permettono di ottenere, per infusione, dosi singole grazie a cialde o capsule monoporzione. Il 2019 è stato un anno piuttosto complicato per questo particolare settore: al culmine di un trend cominciato già cinque anni fa, il tasso di crescita delle monoporzioni di caffè ha registrato un netto calo, a fronte di un aumento contestuale delle vendite di capsule compatibili. Questo è quanto emerge dall’analisi condotta da Competitive Data sul mercato di capsule e cialda sulla base di un campione formato dalle aziende che, complessivamente, formano quasi il 95% della quota di mercato. 

 

Il calo di vendite delle capsule originali è stato piuttosto marcato tra il 2018 e il 2019, quando il dato è passato dal 62.4% al 58.3%; contestualmente, le torrefazioni che producevano capsule compatibili, nel corso dello stesso lasso di tempo, sono aumentate di quasi tre punti percentuali: erano il 18.7% nel 2018 e sono diventate il 21.6% l’anno seguente. Allargando l’orizzonte di analisi, il 2019 fa comunque registrare un dato positivo per quanto concerne la produzione, che cresce del 3.5% toccando una quota di poco superiore agli 1.3 miliardi di euro. Crescono sensibilmente (+ 4.4%) anche le esportazioni, dopo il calo fatto registrare l’anno precedente; positivo anche il riscontro inerente al mercato interno (+ 3.2%) attestandosi poco al di sotto del miliardo di euro.

 

Se il 2019 è stato un anno ‘dinamico’ e complessivamente positivo, il 2020 potrebbe invertire questa tendenza. L’elaborazione dei dati, infatti, risentirà sensibilmente dell’impatto avuto dal COVID-19, ed in particolare dalle misure di contenimento del contagio messe in atto dal governo tra marzo e maggio. Il periodo di lockdown ha certamente incentivato la crescita dell’e-commerce, dal momento che la maggior parte dei consumatori era costretta in casa mentre bar e ristoranti (gli esercizi che maggiormente servono caffè) erano chiusi. Le contingenze legate al COVID-19 hanno quindi favorito gli store online specializzati, come ad esempio, https://www.outletcaffe.it/, non solo durante la quarantena nazionale ma anche successivamente. I due mesi di lockdown, infatti, hanno cambiato le abitudini di clienti e consumatori che, non potendo tornare subito alla routine dei mesi precedenti, si sono dimostrati più propensi a consumare il caffè in casa ricorrendo alle capsule e alle cialde. Di contro, a risentire di questa inversione di tendenza è stata la filiera delle piccole torrefazioni che riforniscono le attività del settore HORECA (Hotel, Restaurant e Catering); queste ultime, infatti, pur avendo ripreso le proprie attività hanno dovuto rispettare le varie limitazioni imposte dai protocolli sanitari per il contenimento del contagio; ciò si è tradotto in una netta contrazione dei ricavi e, nei casi peggiori, anche nella cessazione dell’attività. 


Ad ogni modo, il caffè resta uno dei prodotti alimentari più importanti per l’economia italiana. Come sottolineato da un’analisi di mercato condotta da Eurostat, nel 2019 l’Italia è stato il secondo paese sia per volume di importazioni complessive rispetto agli altri Stati membri, con 604mila tonnellate (prima la Germania con 1.1 milioni di tonnellate), sia per la produzione di miscela di caffè: “tra gli Stati Membri dell’UE” - si legge nella nota di Eurostat - “la Germania ha prodotto la quantità maggiore di caffè torrefatto nel 2019 (527.000 tonnellate, il 31% della produzione totale UE), seguita dall’Italia (508.000 tonnellate, 28%), davanti alla Spagna (143.000 tonnellate, 8%), ai Paesi Bassi (136.000 tonnellate), alla Francia (133.000 tonnellate, 7%) e la Svezia (91.000 tonnellate, 5%)”.

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