È un blackout comunicativo
quello che fa viaggiare su due rette parallele ospedali e
servizi sanitari territoriali del Molise. Questa la fotografia
che emerge dallo studio condotto dalla Federazione dei medici
internisti ospedalieri (Fadoi) su un campione rappresentativo di
strutture regionali. Due mondi quasi incomunicabili, dunque, che
finiscono per generare accessi impropri ai Pronto soccorso e
ricoveri evitabili. In sostanza, spiega la Fadoi, specialisti
ospedalieri e medici di famiglia si consultano quando un
paziente è ricoverato in appena in un terzo dei casi, mentre in
due casi su tre i pazienti arrivano in reparto senza che si
sappia nulla dei loro trascorsi in fatto di salute perché il
Fascicolo sanitario elettronico (Fse) non è quasi mai
aggiornato. "Così non ci si deve poi stupire se in media tre
ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore
presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali".
Tutto questo determina che, in numeri assoluti, 13 mila ricoveri
l'anno potrebbero essere evitati, con un risparmio di circa 40
milioni di euro. A proposito di ricoveri impropri, sono in media
il 20% quelli di natura 'sociale' piuttosto che sanitaria.
Pazienti che si sarebbero potuti assistere anche a casa se solo
esistesse un servizio di assistenza domiciliare o una rete
familiare in grado di accudirli. Un blackout comunicativo tra
ospedale e territorio, dunque, che secondo Fadoi potrebbe essere
risolto attraverso il Fascicolo sanitario elettronico che
dovrebbe contenere tutta la storia sanitaria dell'assistito,
dalle patologie che lo affliggono alle terapie che assume al
momento di finire in ospedale. "Peccato che i medici del
territorio, anche per farraginosità burocratiche, riescano ad
aggiornarlo raramente nel 66% dei casi e non lo facciano nel
34%". Le stesse alte percentuali si ritrovano quando si tratta
di rilevare il dialogo tra medici ospedalieri e territoriali. I
primi, nel 33% dei casi si consultano solo raramente con i
medici di famiglia e gli specialisti ambulatoriali quando un
paziente viene ricoverato, mentre per un altro terzo il consulto
non avviene mai. Si verifica invece abbastanza frequentemente
appena nel 34% dei casi. "I dati emersi - osserva Concetta
Mancini, presidente Fadoi Molise - vanno interpretati
nell'ottica di una necessaria riduzione dei ricoveri impropri,
del contenimento della spesa sanitaria e della riqualificazione
dell'assistenza sanitaria non ospedaliera. Il tutto passa
attraverso il superamento della dicotomia ospedale-territorio
mediante la ridefinizione delle regole che disegnano il rapporto
tra strutture territoriali e ospedale e attraverso una efficace
comunicazione tra i sistemi informativi delle varie strutture
sanitarie".
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