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Dente di Isernia è reperto più antico

la scoperta

Dente di Isernia è reperto più antico

Ha 580mila anni. Scoperto in Molise dall'università di Ferrara

FERRARA, 14 ottobre 2015, 15:18

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' un dente di 580mila anni scoperto nel sito di Isernia La Pineta il reperto umano più antico in Italia. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Plos One.
    La ricerca che ha condotto al ritrovamento è stata coordinata da Carlo Peretto, della Sezione di Scienze Preistoriche e Antropologiche del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Ferrara, in collaborazione con università e istituti di ricerca nazionali e internazionali.

Le collaborazioni sono state in particolare il Laboratorio di Antropologia dell'Università di Firenze, il Dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma, il Laboratoire des Sciences du Climat et de L'Environnement di Gif sur Yvette (Francia), il Département de Préhistoire du Muséum national d'Histoire naturelle di Parigi, l'Université di Bordeaux, il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell'Ambiente di Siena, il Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell'Università di Ferrara. Si tratta di un ritrovamento eccezionale - spiega l'ateneo di Ferrara - che consente di far luce sulla variabilità del genere Homo durante il Pleistocene medio. Il dente deciduo è stato scoperto nel 2014 e risale a circa 580mila anni fa. Il reperto, un incisivo mascellare di un bambino di circa 5-7 anni, è stato attribuito a Homo sp. e probabilmente potrebbe essere attribuito a Homo heidelbergensis, che in quel periodo aveva popolato il continente europeo. Il dente - per gli studiosi - rappresenta un'ulteriore prova della presenza dell'uomo in uno dei siti preistorici più importanti in Europa, ampiamente noto per la ricchezza dei resti litici e paleontologici distribuiti all'interno di quattro differenti archeosuperfici. Il sito preistorico di Isernia La Pineta, dopo circa 40 anni di ricerche continue e sistematiche, coordinate dall'Università di Ferrara - aggiungono -, continua a fornire risultati interessanti per comprendere la vita dei nostri predecessori e per ricostruire l'ambiente in cui vivevano. 

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