Dodici persone sono state arrestate dagli agenti della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura di Milano, che hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di italiani, di età compresa tra i 40 e i 67 anni, ritenuti responsabili di detenzione di armi e munizionamento, detenzione e ricettazione di divise delle Forze dell'ordine di provenienza illecita e detenzione di droga.
L'attività della Squadra Mobile è cominciata dopo una rapina del 4 novembre del 2021 ai danni di un laboratorio orafo milanese di via Assab: in cinque, armati di pistola e a volto coperto, avevano arraffato lavorati e semilavorati in oro e palladio, oltre ad altro materiale prezioso, per un valore pari a circa un milione di euro.
I poliziotti della Sezione Reati contro il Patrimonio hanno individuato un gruppo di pregiudicati sospettati di essere coinvolti nella rapina e, nel corso delle indagini è emersa la pianificazione di un'altro 'colpo' da compiere in provincia di Varese. Nelle perquisizioni sono stati sequestrati un fucile a pompa calibro 12 Franchi, una pistola calibro 22 Browning, entrambe rubate, una pistola 7,65 Beretta con matricola abrasa e munizionamento. E' stato trovato anche un chilo di cocaina, alcune divise ed un distintivo della Guardia di Finanza e divise di corrieri espressi.
Per dieci il gip ha disposto il carcere, per due i domiciliari. Il gruppo arrestato si era riunito a progettare altri colpi all'interno del cimitero Monumentale di Milano.
Lo si evince dall'ordinanza che ha portato dieci in carcere e due ai domiciliari emessa dal gip Tommaso Perna su richiesta del pm Rosaria Stagnaro. Durante i servizi di pedinamento eseguiti dagli agenti della mobile milanese, "all’interno del Cimitero Monumentale è stato individuato il gruppo criminoso, riconoscendo fin da subito le fattezze e le movenze di alcuni soggetti" che erano "raggruppati tra le tombe, in modo tale da non poter essere raggiunti da nessuno, punto strategicamente scelto per poter parlare in modo tale da non essere ascoltati", si legge nell'ordinanza di custodia cautelare.
Il giudice evidenzia "soprattutto il concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato, desunto dalla notevole professionalità dimostrata e dalla continua ricerca di prestigiosi obiettivi da rapinare, documentata ampiamente" dalle indagini.
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