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Bimba morta di stenti, 'la madre può affrontare il processo'

Bimba morta di stenti, 'la madre può affrontare il processo'

Respinta la richiesta di perizia psichiatrica per Pifferi

MILANO, 09 maggio 2023, 13:08

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Può affrontare il processo Alessia Pifferi, la 37enne a giudizio per omicidio volontario aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per sei giorni nel luglio dello scorso anno. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano respingendo un'istanza della difesa di perizia psichiatrica sulla "capacità di stare in giudizio" dell'imputata. Istanza di cui avevano chiesto il rigetto anche i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, spiegando che la donna è sempre stata pienamente "lucida e consapevole". Più avanti nel processo la difesa potrà chiedere comunque una perizia sulla capacità di intendere e volere al momento dei fatti. Non l'ha fatto ancora nell'udienza di stamani. 

Dall'unico "atto medico prodotto dalla difesa", ossia una relazione di una psichiatra del carcere di San Vittore, "non emerge alcun elemento - ha spiegato il presidente della Corte Ilio Mannucci Pacini - che possa far dubitare della piena capacità di Pifferi di partecipare al processo come evidentemente accaduto fino all'odierna udienza, senza che mai fosse stata prospettata tale incapacità". Nella relazione del novembre 2022 "l'unico elemento è un ipotetico e possibile deficit cognitivo che neanche se fosse accertato potrebbe costituire elemento atto ad escludere la capacità di stare nel processo" di Pifferi. I giudici hanno chiarito comunque la differenza con le valutazioni sulla capacità di intendere e volere. Un'istanza di questo genere potrà essere presentata dalla difesa più avanti.

La zia, mia sorella non si è mai scusata "Non ha mai chiesto scusa, nemmeno nelle lettere che ha inviato a me e a mia madre, e non le risponderò mai fino a che non chiederà almeno scusa, io sono contro mia sorella ed è la parte giusta, perché quella che è morta è mia nipote". Lo ha detto ai cronisti Viviana Pifferi, sorella di Alessia, la 37enne in carcere da fine luglio del 2022 per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, abbandonandola in casa per 6 giorni. La zia della piccola, assieme alla nonna, ossia la madre della 37enne, sono parti civili nel processo contro l'imputata. Viviana Pifferi anche stamani in aula indossava una maglia con la foto della bimba. Alessia Pifferi per la seconda udienza era presente in aula, accanto al legale e accompagnata dagli agenti di polizia penitenziaria. "E' stato giusto non concedere la perizia", ha detto Viviana in relazione alla decisione dei giudici di non concederla in merito alla capacità di stare nel giudizio. "Per una settimana l'ha abbandonata, non può essere un raptus di dieci minuti", ha aggiunto la sorella. "Io non la so più definire mia sorella, se quella è ancora mia sorella", ha detto ancora Viviana Pifferi.

La difesa della madre, 'perizia sul vizio di mente'  All'esito della "istruttoria dibattimentale", ossia dell'esame dei testimoni in aula, tra cui due consulenti difensivi sugli aspetti psicologici e psichiatrici, la difesa di Alessia Pifferi chiederà "una perizia psichiatrica" sulla capacità di intendere e di volere al momento dei fatti, ossia quando la donna lasciò per 6 giorni, tra il 14 e il 20 luglio 2022, la figlia Diana di meno di un anno e mezzo sola in casa. Bimba, poi, morta di stenti, disidratata. Lo ha precisato, parlando coi cronisti al termine dell'udienza di oggi, il legale Alessia Pontenani, dopo che la Corte d'Assise di Milano ha respinto oggi un'altra istanza di accertamento psichiatrico della difesa, ma relativa alla capacità di stare in giudizio, ossia di affrontare il processo, e non sull'eventuale vizio di mente al momento dell'omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, contestato dalla Procura.

L'avvocato Pontenani stamani ha chiesto la perizia sulla capacità processuale in base ad una relazione di una psichiatra di San Vittore dalla quale "si evince - ha detto - un possibile deficit cognitivo e si chiede, nello stesso documento, un approfondimento per valutare le capacità cognitive" di Pifferi. Alessia Pifferi, ha replicato il pm Francesco De Tommasi, è una "persona sanissima, talmente sana che ha pensato di scrivere dal carcere tante lettere ai media per parlare della sua vicenda e far parlare di sé stessa". De Tommasi, con la collega Rosaria Stagnaro, ha evidenziato che in nessuna delle relazioni mediche agli atti sono contenuti elementi su problemi mentali della donna. Ha depositato ai giudici "l'audio e il video del primo interrogatorio della sera del 20 luglio in Questura, dove appare come una persona sempre lucida, orientata, capace di descrivere nel dettaglio, senza far trasparire particolari emozioni, poco dopo il ritrovamento del corpo di Diana". Depositate anche le ormai note chat dei messaggi tra la donna e una "serie di uomini", da cui "si desume che non è mai stata una persona con particolari problematiche, ma ha vissuto secondo una strategia ben precisa, chiara e lucida, fatta di scelte di vita ben precise per reperire le fonti per il proprio sostentamento". Lasciò la piccola sola in casa per stare, disse lei stessa interrogata, col compagno (non padre della bimba). La Corte, nel respingere la prima istanza di perizia, ha fatto presente che in linea teorica, comunque, la "capacità di stare in giudizio può sussistere anche se il fatto è stato commesso da persona totalmente incapace di intendere e volere". Gli stessi giudici hanno respinto, poi, una richiesta di essere parte civile dell'Osservatorio nazionale sostegno vittime e hanno rinviato il processo al 16 maggio (udienze fino a luglio), data entro la quale pm e parti civili, sulla base "della riforma Cartabia", dovranno approfondire la "pertinenza" dei testi che hanno chiesto di sentire. Via libera subito, invece, a quelli della difesa, tra cui, sull'aspetto degli esami autoptici, il genetista Marzio Capra, che fece parte del pool difensivo nel caso Yara.

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