(di Francesca Brunati e Igor Greganti)
Toccherà al Tribunale dei Ministri
di Brescia valutare la posizione dell'ex premier Giuseppe Conte
e dell'ex ministro della Salute Roberto Speranza, tra gli
indagati dalla Procura di Bergamo nell'inchiesta sulla gestione
della prima ondata di Covid in Val Seriana, la zona più colpita
d'Italia e dove tra la fine di febbraio e i primi di marzo 2020
la diffusione del virus era oramai "incontrollabile" a causa,
secondo la prospettazione dell'accusa, di una serie di ritardi e
omissioni dovuti alla mancata istituzione della zona rossa e
alla non applicazione del piano pandemico influenzale del 2006,
quello che tre anni fa era in vigore in quanto mai aggiornato.
"Ora denunce per non aver chiuso a sufficienza, in precedenza
invece per aver chiuso", ha commentato l'ex premier Giuseppe
Conte, che ha detto di aver riferito alla Procura sulla zona
rossa e di essere "tranquillo".
I pm bergamaschi hanno inviato, intanto, gli atti relativi
alle posizioni dell'allora Capo del Governo e ora presidente di
M5S e dell'attuale deputato di Articolo 1 ai colleghi bresciani.
Faldoni di carte che ora il Procuratore Francesco Prete con i
suoi sostituti hanno cominciato ad esaminare. Come prevede la
legge avranno tempo 15 giorni, non per indagare, ma solo per
'studiare' la documentazione per poi inviarla al collegio
composto da tre giudici con eventuali richieste istruttorie. In
questo caso il Tribunale dei Ministri entro 60 giorni dovrà
decidere se consentire ulteriori approfondimenti, altrimenti
entro 90 giorni dovrà compiere le indagini preliminari in
seguito alle quali potrà disporre o l'archiviazione (non si può
impugnare) o la trasmissione al Procuratore affinché chieda
l'autorizzazione a procedere alla Camera di appartenenza.
Secondo gli accertamenti Conte e Speranza hanno due posizioni
differenti. Entrambi rispondono di epidemia colposa aggravata ma
per due diversi fatti. L'ex presidente del Consiglio è accusato
di non aver istituito la zona rossa nel comuni di Nembro e
Alzano Lombardo nonostante "l'ulteriore incremento del contagio"
in Lombardia e "l'accertamento delle condizioni che (...)
corrispondevano allo scenario più catastrofico". Una
contestazione, questa, che non riguarda Speranza che risponde
solo per la mancata attuazione del piano pandemico. Infatti
l'allora responsabile del dicastero di Lungotevere Ripa aveva
firmato una bozza di decreto con cui proponeva di estendere la
misura urgente di "contenimento del contagio" già adottata nel
Lodigiano, ai due comuni della Bergamasca. Tale bozza invece non
venne sottoscritta da Conte. Il quale, quando nel giugno 2020
venne sentito a Roma dai pm di piazza Dante come persona
informata sui fatti, aveva spiegato di aver agito "in scienza e
coscienza" assumendosi la responsabilità di una scelta politica
che arrivò dopo un confronto all'interno del governo e tra
l'esecutivo e gli esperti. Una scelta. disse, che fu condivisa
con la Regione Lombardia che, come previsto dalla legge, avrebbe
potuto agire anche autonomamente. Per questo ora è indagato pure
il governatore Attilio Fontana. Anche lui, in base alla
ricostruzione, con due mail del 27 e 28 febbraio 2020, inviate a
Palazzo Chigi, aveva chiesto di mantenere misure più blande (da
zona gialla) nonostante "avesse piena consapevolezza" della
situazione e senza segnalare "alcuna criticità" nonostante
l'indice di trasmissione avesse raggiunto la soglia del 2.
Dunque il non aver voluto questa seconda zona rossa in
Lombardia, per i pm, ha comportato la diffusione dell'epidemia"
con un "incremento stimato non inferiore al contagio di 4.148
persone" morte.
"Ci abbiamo messo il massimo impegno, lavorando giorno e
notte. Siamo stati accusati di tutto e il contrario di tutto, ho
avuto denunce in tutte le procure d'Italia per aver chiuso. Sono
stato accusato di essere un pazzo criminale e liberticida e
adesso invece" ci sono "anche denunce per il fatto di non aver
chiuso a sufficienza", ha commentato ancora oggi Conte che ha
ripetuto di essere "assolutamente tranquillo e a disposizione:
ho già fornito ai procuratori tutte le informazioni in mio
possesso e adesso se ci sarà una nuova occasione fornirò ancora
la massima disponibilità".
Infine, mentre Fratelli d'Italia, con Galeazzo Bignami,
chiede una commissione d'inchiesta sulla pandemia, il
Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani già ieri ha aperto un
fascicolo sulla fuga di notizie in quanto i nomi degli indagati
sono stati pubblicati la sera prima della notifica dell'avviso
di conclusione dell'indagini.
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