Sono oltre 1.000 all'anno i
nuovi casi di cancro alla mammella presi in carico dalla breast
unit dell'Irccs dell'ospedale San Martino, l'hub regionale che
garantisce percorsi assistenziali dedicati con particolare
attenzione al tema della preservazione della fertilità per
pazienti under 40 e che, grazie all'unità di oncofertilità,
permette a una donna su dieci di avere un figlio dopo la
diagnosi di tumore del seno, un dato doppio rispetto alla media
nazionale.
Un'eccellenza che sarà tra i temi al centro del congresso
'Back from San Antonio', che si terrà il 12 e 13 gennaio a
Genova, un'occasione per fare il punto sui risultati del
congresso internazionale 'San Antonio Breast Cancer Symposium'
che ha visto l'oncologia ligure protagonista.
"La probabilità di guarigione definitiva da un tumore del
seno supera attualmente il 60% - spiega il direttore della
clinica di oncologia medica del policlinico San Martino Lucia
Del Mastro - e sempre più dobbiamo porci l'obiettivo di
preservare il benessere psico-fisico delle nostre pazienti anche
dopo la somministrazione di cure spesso ancora invasive. Il
desiderio di maternità è un diritto che l'oncologia può e deve
riuscire a garantire ad un numero crescente di donne. Al San
Martino siamo riusciti a creare un modello virtuoso dove la
paziente, che deve sottoporsi a chemioterapia riesce ad avere un
accesso diretto alle procedure di congelamento degli ovociti e
del tessuto ovarico".
Nel corso del meeting è stato presentato un approfondimento
dello studio internazionale 'Positive'. "Si è dimostrato come
l'utilizzo di tecniche di procreazione medicalmente assistita
siano sicure senza aumentare il rischio di recidiva del cancro
mammario", ha sottolineato il professore associato di oncologia
medica all'Irccs-Università di Genova Matteo Lambertini - e
questo è stato riscontrato tra le pazienti con carcinoma
mammario positivo ai recettori ormonali che hanno sospeso
temporaneamente la terapia endocrina per cercare volutamente una
gravidanza".
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