"Alla Camera abbiamo contrastato
fortemente l'emendamento al decreto Pnrr che chiedeva di
inserire le associazioni Pro vita nei consultori: abbiamo
proposto di approvare con noi un ordine del giorno per la piena
applicazione della legge 194, invece che sostenere un
emendamento che ha l'intento di pura propaganda politica per
assecondare le associazioni antiabortiste e chi le sostiene, ma
è stato tutto inutile. Sono andati dritti per la loro strada,
sulla pelle delle donne, come ha fatto Toti e la sua maggioranza
in Regione Liguria, che ha bocciato l'Ordine del giorno proposto
dalle opposizioni con cui chiedevano di non dare seguito alla
norma nazionale e non accogliere i Pro vita nei consultori
liguri". Così Valentina Ghio deputata e vicepresidente PD alla
Camera ritornando sul tema dei Pro vita nei consultori e sulla
scelta di Toti e della sua maggioranza di bocciare l'ordine del
giorno presentato dalle opposizioni in consiglio martedì scorso.
"La maggioranza in consiglio regionale non solo, non ha
contrastato questa aberrazione, ma è intervenuta quasi
stigmatizzando i consultori come luoghi che sollecitano le donne
ad abortire, mentre i consultori sono uno straordinario servizio
pubblico e laico di tutela della salute e del benessere delle
donne. Toti che si dichiara a favore della libertà delle donne,
viene smentito dalle sue decisioni e accetta di mettere
ulteriori vincoli a quella libertà che proclama di sostenere.
Dalla sua maggioranza sono arrivate parole cariche di ambiguità
sui consultori, che anziché attaccati o sminuiti dovrebbero
essere potenziati con personale specializzato e risorse. Le
donne non hanno bisogno di essere consigliate o condizionate, le
donne hanno bisogno: di consultori pubblici più capillari, uno
ogni 20000 abitanti come prevede la legge nazionale; di una
sanità pubblica che funzioni, con personale medico e ostetrico
non obiettore, mentre in Liguria il 51% del personale pratica
obiezione di coscienza; asili nido pubblici diffusi e capillari;
strumenti per incrementare l'occupazione femminile, in Liguria è
la più bassa di tutto il Nord. Invece di avvallare l'ingresso
delle associazioni antiabortiste nelle strutture pubbliche, la
Regione dovrebbe pensare a mettere in campo misure che rendano
possibile la piena attuazione della Legge 194 e la tutela della
salute delle donne, allora sì che il suo Presidente potrà dire
che sostiene la libertà di scelta delle donne, altrimenti rimane
solo l'eloquente comportamento in consiglio regionale, un vero e
proprio attacco ai consultori pubblici e la volontà di
colpevolizzare ancora una volta le donne con il non dichiarato
intento di rendere sempre più complicata la scelta di abortire".
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