"Alla luce della liberalizzazione
del settore troviamo illegittimo e irragionevole che le nostre
imprese debbano essere soggette agli obblighi dichiarativi e
contributivi verso Art".
Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi, la federazione
degli spedizionieri italiani, ribadisce il "no" alla richiesta
di contributo dell'Autorità di regolazione dei trasporti dopo
che il Tar Piemonte ha respinto l'istanza di sospensione (con
l'obiettivo di annullarla nel merito) della delibera con cui Art
ha individuato a fine 2023 le categorie tenute al pagamento del
contributo, presentata insieme a Confetra, Alsea, Spediporto e
Anita. "L'attività di spedizione non è soggetta ad alcuna
limitazione in termini di libera circolazione dei servizi e di
concorrenza e, dunque, non c'è forma di regolazione da applicare
al settore: registriamo, infatti, l'assenza dell'esercizio delle
competenze regolatorie di ART sull'attività di spedizione"
sottolinea Pitto che denuncia: "Il contributo del settore
dell'autotrasporto, escluso definitivamente dall'ultima delibera
Art, è stato sostituito dal contributo richiesto alle imprese di
spedizioni". La battaglia prosegue anche a livello comunitario:
Fedespedi ha depositato una denuncia alla Commissione Europea
per inadempimenti del diritto europeo. "La disciplina che
regola Art e, in particolare il sistema di contribuzione in
ultimo - spiega iro Spinelli, vicepresidente Fedespedi con
delega gli affari legali - come definito dalla delibera
n.194/2023, è sospettata di violare i principi unionali fissati
agli articoli 56 e 107 del Trattato sul funzionamento
dell'Unione europea con riguardo alla libera prestazioni dei
servizi e alla non discriminazione di mercato" .
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