Il giudice che ha prosciolto
Anna Lucia Cecere, l'ex insegnante sospettata di avere ucciso
Nada Cella nel 1996, ha basato la sentenza "su ripetute
omissioni" scrivendo "una motivazione che mostra erronee
valutazioni giuridiche" e che "presenta anche plurimi
travisamenti". Inizia così l'appello che la pm Gabriella Dotto
ha depositato oggi.
Cella venne trovata agonizzante nello studio del
commercialista Marco Soracco, per il quale lavorava, e morì
poche ore dopo in ospedale. Secondo la Procura a ucciderla
sarebbe stata Cecere per gelosia mentre Soracco e la madre
Marisa Bacchioni avrebbero sempre saputo chi fosse l'assassina e
avrebbero mentito agli investigatori. Il giudice a inizio marzo
ha prosciolto tutti e tre spiegando che quelli portati dalla
Procura sarebbero solo sospetti e non indizi.
Per la pm, però, la sentenza di proscioglimento presenta
"plurimi travisamenti nell'esame delle prove e dei fatti che
inevitabilmente sviliscono la complessità della indagine". In 20
punti e 80 pagine di appello, la pm spiega quali siano gli
elementi sottovalutati. "In sentenza è fatto ricorso al vocabolo
'sospetto': esso è utilizzato in modo improprio - si legge nel
ricorso - soprattutto perché non coglie che ciascuno degli
elementi definiti meri sospetti è in realtà un accadimento, un
fatto oggettivo". Il primo travisamento "riposa sulla
supposizione dell'esistenza di una reale (e completa) attività
di indagine sul conto della Cecere effettuata fin dal 1996
essendo stato invece accertato che non sarebbe stato possibile
svolgere alcuna attività". A partire dal datore di lavoro della
sospettata che non venne sentito e identificato all'epoca ma
solo con l'ultima indagine.
Viene definito falso l'argomento della differenza tra il
bottone trovato sotto il corpo di Nada e quelli trovati a casa
dell'ex insegnante. E, ancora, non sarebbe stato valorizzato il
motorino i cui pezzi di plastica vennero cambiati nei mesi
successivi al delitto. E poi le varie dichiarazioni dei
testimoni le cui dichiarazioni sarebbero state sminuite. "Questo
processo - conclude la pm - è come un mosaico in cui le singole
tessere, devono essere raccolte, esaminate e incastrate nel
quadro d'insieme, fino a consentire la composizione della
complessa trama. Ciò è quanto avvenuto nelle indagini ed è ciò
che dovrà avvenire nel processo se sarà celebrato".
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