"Credere a una storia significa
renderla vera. Non è vero ciò che è vero, bensì ciò che è
creduto". L'assunto del regista Carlo Sciaccaluga è alla base
dello spettacolo "Il calamaro gigante" andato in scena ieri sera
al Teatro Ivo Chiesa. Prodotto dal Teatro Nazionale di Genova,
da Enfi Teatro e da Nuovo Teatro Parioli, lo spettacolo è un
adattamento di Fabio Genovesi, Angela Finocchiaro e Bruno Stori
dal romanzo omonimo dello stesso Genovesi.
Protagonista è una assicuratrice dalla vita monotona (Angela
Finocchiaro) che bloccata in un ingorgo automobilistico, viene
travolta da un'onda anomala e si ritrova in un mondo parallelo
dove vive avventure incredibili accanto a archeologi e
ricercatori dell'Ottocento (Bruno Stori), alla ricerca del
"mostro marino" dai lunghi tentacoli. I suoi ricordi infantili,
i suoi sogni mai avverati si alternano dunque a incontri
inaspettati in un mondo di fantasia che all'inizio cerca di
contrastare contrapponendo le sue certezze (i moduli, le
polizze, gli infortuni previsti dalla sua assicurazione) fino ad
arrendersi alla nuova realtà che, appunto, diventa "vera". Il
regista Carlo Sciaccaluga ha creato uno spettacolo di
particolare leggerezza ed eleganza, ricco di invenzioni
raffinate: la scena vuota si "riempie" grazie a otto performer
che con ampi teloni bianchi creano ora vele mosse dal vento, ora
le onde stesse, ora i mostri marini. I disegni nel fondo
mostrano i mostruosi tentacoli o raffigurano con tratti delicati
la nonna dell'assicuratrice che nel buio della sua casa "vede"
il marito morto da tempo. Una serie di trovate che animano lo
spettacolo e conferiscono un piacevole ritmo narrativo. In scena
poi i due attori sono bravissimi: Angela Finocchiaro ha una
naturalezza e un senso dell'ironia straordinari e accanto a lei
Bruno Stori delinea con verve la figura dello studioso che sfida
la scienza ufficiale per dimostrare l'esistenza del calamaro
gigante. Applausi calorosissimi, repliche fino a domenica.
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