Un percorso artistico di oltre
sessant'anni che non si è ancora fermato, un'attività creativa
che ha attraversato momenti felici e una lunga pausa per
ripartire cercando strade espressive nuove. Su tutto, però, a
spiccare sono gli esordi, la fase informale con cui si affermò
dalla metà degli anni Cinquanta fino all'avvento della Pop Art.
Riunisce opere che abbracciano mezzo secolo, dal 1955 al 2005,
l'antologica ''Dalla lune al colore'', a cura di Marco Tonelli,
dedicata fino al 9 gennaio a Piero Raspi nel Casino dei Principi
dei Musei di Villa Torlonia, a Roma. Una cinquantina di dipinti,
insieme ad alcune opere dei pittori che con lui fecero parte del
gruppo conosciuto come I sei di Spoleto, raccontano la ricerca
condotta dal maestro che oggi, alla bella età di 95 anni,
continua a dedicarsi all'arte.
Raspi, classe 1926, si legò nel 1957 alla galleria romana
l'Attico di Bruno Sargentini, che gli assicurò visibilità e
rilievo. "Le opere in mostra non sono più state esposte - spiega
la figlia Raffaella -. Furono viste nella Galleria in mostre tra
la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta, ma chiuso
quel periodo non sono più uscite e sono rimaste nel deposito del
collezionista come gran parte delle altre''.
Piero Raspi ebbe due artisti umbri come punti di riferimento,
lo scultore Leoncillo Leonardi, spoletino anche lui, e Alberto
Burri, maestro dell'astrattismo di Città di Castello. Negli anni
Sessanta anche Raspi cominciò a usare per le sue tele polvere di
zinco impastata con l'olio di lino ed elementi esterni, come i
segni di bruciature prodotte dalla fiamma. Con queste nuove
opere partecipò alle Quadriennali dell'epoca e a una Biennale di
Venezia. Si dedicò poi al collage, con l'inserimento nelle tele
di cartone, spago, pezzi di legni, stracci.
Il suo periodo di maggior vivacità e vitalità si arrestò nel
1967, quando con la famiglia si trasferì per un periodo negli
Stati Uniti, in Pennsylvania . "Con l'arrivo della Pop Art -
dice Raffaella - lui e altri artisti ebbero un crollo emozionale
molto forte. Pochi continuano a dipingere, molti abbandonano
totalmente la scena. Anche mio padre smise".
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