Provengono dagli Stati Uniti e da
ogni angolo d'Europa e Mediterraneo. Sono foto vintage, il cui
fattor comune sono le donne, tutte immortalate su un albero.
Oltre 200 immagini anonime, in bianco e nero, molte conservate
negli album di famiglia, che restituiscono al primo sguardo
tutta la loro fragilità e intimità. Si presenta così la mostra
"Io non scendo - Storie di donne che salgono sugli alberi e
guardano lontano" a cura di Laura Leonelli, aperta da domani al
25 agosto al Magazzino delle idee a Trieste.
L'esposizione, promossa dall'Ente regionale per il patrimonio
culturale del Fvg, nasce dall'omonimo libro di Leonelli,
pubblicato da Postcart, e raccoglie più di 250 fotografie
anonime di donne che dal 1870 al 1970 hanno scelto di farsi
ritrarre in cima agli alberi. "Le donne salgono sugli alberi
quando disubbidiscono - scrive Leonelli all'inizio del volume -
e ogni donna che disubbidisce è figlia della prima, più
celebrata e dannata delle disubbidienti: Eva. Ascoltando la voce
delle nuove Eva, dal dodicesimo secolo a oggi, questo libro
riporta gli slanci, le delusioni, le battaglie, le ascese di
alcune di loro che hanno disubbidito e sono salite sull'albero
della consapevolezza e della propria realizzazione. E da quel
vertice hanno detto: Io non scendo".
Una serie di ritratti di volti sconosciuti che si intrecciano
alla voce di donne importanti come Cristina Sint-Truiden, Louisa
May Alcott, Sara Orne Jewett, Voltairine de Cleyre, Anne
Brigman, Simone de Beauvoir, Astrid Lindgren, Beah E. Richards,
Angela Carter, Suni Lee, Bianca Di Beaco, Tiziana Weiss. Sono
sante, scrittrici, filosofe, rivoluzionarie, fotografe,
militanti, poetesse, imprenditrici, alpiniste. Insieme sono
destini veri e di carta che raccontano la storia
dell'emancipazione femminile.
"La cultura è un'elaborazione di esperienze personali che
nella mostra trovano un legame comune nel desiderio di libertà e
di autodeterminazione delle donne - ha affermato il
vicegovernatore con delega alla Cultura, Mario Anzil - la mostra
permette di evadere nel fantastico incanto dell'impossibile, in
quel confine tra spazio inquadrato e spazio ignoto a cui queste
donne guardano e ambiscono".
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