Gli argomenti della difesa sul
rapporto tra Giampaolo Amato e la donna con cui aveva una
relazione extraconiugale non possono scalfire "in concreto" il
giudizio sulle esigenze cautelari per il 64enne oftalmologo ed
ex medico della Virtus Pallacanestro, in carcere dal 24 aprile
2023 per l'omicidio della moglie Isabella Linsalata e della
suocera Giulia Tateo e attualmente imputato davanti alla Corte
di assise per i due delitti.
Lo ha stabilito la Cassazione che nei giorni scorsi ha
depositato la motivazione della sentenza della prima sezione
penale, che ha rigettato il ricorso dei difensori di Amato, gli
avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, contro
l'ordinanza di custodia in carcere emessa il 28 ottobre dal Gip
anche per il secondo assassinio. In precedenza Riesame e
Cassazione avevano già confermato la misura per l'omicidio della
moglie. L'accusa nel processo è rappresentata dal procuratore
aggiunto di Bologna Morena Plazzi e dal pm Domenico Ambrosino.
La difesa, ricorrendo direttamente in Cassazione, aveva
evidenziato, tra l'altro, l'assenza di motivazione da parte del
giudice sulla sussistenza di esigenze cautelari e aveva
sottolineato come fossero stati trascurati elementi di indagine
da cui emergeva l'assenza di violenza psicologica o fisica di
Amato nei confronti dell'altra donna e dunque non ci sarebbe
stato un rischio di reiterazione.
Secondo la Cassazione invece il giudizio sulle esigenze
cautelari è fondato, a prescindere dal movente sentimentale, "su
molteplici elementi, tra cui il movente economico, la gravità
dei fatti, la reiterazione dei delitti, la personalità
dell'autore dei medesimi alla luce dell'estrema e lucida
capacità organizzativa di efferati delitti e la sua cinica e
spregiudicata capacità criminale, non altrimenti contenibili se
non con la massima misura cautelare, come esplicitamente
evidenziato dal provvedimento impugnato". Nella prossima udienza
in assise, il 18 giugno, è previsto l'esame dell'imputato.
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