"Le falsificazioni contabili", le
"dissimulazione" dei debiti, "il 'giro dei concessionari' e i
finanziamenti occultati", insomma "tutte le illecite manovre
contabili ed operazioni dolose dalle quali ha tratto origine il
rovinoso tracollo del gruppo, sono state attuate per volontà di
Calisto Tanzi". Lo scrive la Cassazione nella sentenza con cui
il 7 marzo ha confermato le responsabilità del patron, di suo
fratello Gianni, morto il giorno stesso, e degli altri 13
imputati per il crac Parmalat.
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