PALERMO - "La Ferita della Bellezza. Alberto Burri e il Grande Cretto di Gibellina" è il titolo della mostra dal 22 marzo al Museo Carlo Bilotti di Roma, un progetto espositivo promosso da Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, curato da Massimo Recalcati e con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi di Magonza Editore. Per la prima volta il "Grande Cretto" di Gibellina è il protagonista di una importante mostra di Alberto Burri, un'opera che il maestro ha concepito e realizzato quale sudario bianco per ricoprire le macerie della Gibellina distrutta dal terremoto del 1968, creando così l'opera di Land Art più grande al mondo.
Oggi il "Grande Cretto" di Burri rappresenta un'opera dall'alto valore simbolico per la città di Gibellina e per la cultura artistica internazionale, divenendo un caso unico di opera d'arte che interviene nel contesto storico della morte e della rinascita di una città. La mostra, partendo da questo grande intervento artistico di Gibellina, analizza tutto il percorso creativo dell'artista con una selezione di lavori esemplari, letti in relazione alla poetica della ferita, tema che nell'interpretazione di Massimo Recalcati attraversa l'intera opera del maestro umbro. Culmine del percorso interpretativo sono le fotografie in bianco e nero di Aurelio Amendola sul Grande Cretto e il video di Petra Noordkamp prodotto e presentato nel 2015 dal Guggenheim Museum di New York, in occasione della grande retrospettiva The "Trauma of Painting" dedicata ad Alberto Burri.
Considerata la centralità del "Grande Cretto" la città di Gibellina, con la sua Amministrazione Comunale, ne è uno dei principali enti patrocinanti insieme alla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, alla Regione Lazio, alla Regione Sicilia, alla Fondazione Orestiadi, con prestiti anche dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 9 giugno 2019.
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