LONDRA - E' una storia lunga 4500 anni e non ancora finita quella di Stonehenge, che continua a offrire periodicamente straordinarie sorprese all'archeologia. Il British Museum di Londra ha ricostruito l'epoca e il mondo del celebre sito neolitico nell'Inghilterra meridionale, che accoglie centinaia di migliaia di visitatori ogni anno, con una mostra intitolata 'The World of Stonehenge' (dal 17 febbraio al 17 luglio). Il viaggio all'indietro è possibile con circa 430 reperti (fra cui gioielli, armi, oggetti rituali) arrivati da tutta Europa, anche dall'Italia, al fine di offrire una visione il più possibile ampia della tarda preistoria nel continente.
"Per comprendere lo scopo del grande monumento in pietra costruito nella piana di Salisbury è essenziale considerare il suo mondo contemporaneo e la cultura dei suoi costruttori", ha spiegato Hartwig Fischer, direttore del British Museum. Fra i reperti in mostra c'è il disco di Nebra trovato in Germania nel 1999, una lastra in metallo con applicazioni in oro risalente all'età del bronzo usata come mappa del cielo e il piccolo tamburo di Burton Agnes (3005-2890 a. C.), una scultura in gesso rinvenuta nel 2015 In Inghilterra nella tomba di tre bambini, insieme a una palla dello stesso materiale e una bacchetta in osso, e considerata come uno dei più importanti reperti preistorici. Ma soprattutto una parte del Seahenge, un monumento dell'età del bronzo scoperto in un villaggio sul mare nella contea inglese del Norfolk: si tratta di un anello composto da cinquantacinque tronchi di quercia a formare un recinto di circa 7 metri per sei. Veniva utilizzato per rituali in modo simile a Stonehenge, ma fu costruito cinque secoli dopo (2049 a.C.), grazie alle asce di metallo tipiche dell'età del bronzo. Il British espone 14 di quei tronchi, conservati per millenni grazie alla sabbia del Norfolk, fino alla scoperta nel 1998.
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