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Rocca delle Macie, 50 anni di vini complessi ma non complicati

Rocca delle Macie, 50 anni di vini complessi ma non complicati

Dal cinema alla cantina con 200 ettari in Chianti e in Maremma

ROMA, 28 giugno 2023, 14:11

(di Alessandra Moneti)

ANSACheck

La famiglia Zingarelli - RIPRODUZIONE RISERVATA

La famiglia Zingarelli - RIPRODUZIONE RISERVATA
La famiglia Zingarelli - RIPRODUZIONE RISERVATA

- Il coraggio di essere pop, e quindi universalmente compresi e apprezzati, senza però scadere nella banalità, ma anzi promuovendo una valorizzazione dei propri vini e della denominazione Chianti Classico con un ruolo di pioniere nel progetto della Gran Selezione, agli esordi strada intrapresa da 24 produttori, oggi diventati oltre 200.

Il tutto in un continuo intreccio tra cinema e vino, una fortuna nata coi Spaghetti Western da record di incassi con la saga di Trinità, e in continua spola tra Roma e Castellina in Chianti. E' questa la formula del successo della famiglia Zingarelli e del brand "Rocca delle Macie", una delle aziende vinicole che hanno segnato l'evoluzione del Chianti Classico e che ora celebra il primo mezzo secolo di attività guardando al futuro della denominazione toscana e del proprio fare squadra, con circa 120 dipendenti tra le varie attività di cantina, accoglienza, enoteca e ristorazione. I nomi dei tanti collaboratori e dei componenti della famiglia Zingarelli di ogni generazione sono annoverati, fitti fitti, nell'etichetta del vino, un Chianti Classico Gran Selezione dell'annata 2020 in edizione limitata, dedicato al 50/mo anniversario.

Una festa condivisa in questi giorni col proprio team e gli amici di sempre, il colleghi del territorio da Giuseppe Liberatore a Sandro Sartor, Ad della Ruffino, e i tanti giunti da altre regioni, come, ad esempio, Piero Mastroberardino, Marco Caprai, Alessio Planeta, fino al presidente del Roma Club di New York. Un parterre de roi per un tributo al fondatore Italo Zingarelli, che vede ora pienamente realizzato il suo "sogno" immaginato nel 1973 e ripercorso nel libro, edito da Giunti, dal titolo "Argilla, Pietra, Aria, Radici", tra aneddoti, immagini, testimonianze raccolte dal giornalista e scrittore, Alessio Noe'. "Un libro che si legge come un copione, un intreccio di vino e cinema, e non un noioso volume aziendale" ha sottolineato il giornalista Luciano Ferraro nella presentazione.

Tanti gli aneddoti ricordati su Italo Zingarelli che veniva spesso scambiato per Bud Spencer e che, con la sua stazza tra i 150 e i 175 kg, ha sempre vissuto attorno alla buona tavola, riportando questo valore nelle proprie strutture ricettive, essendo stato uno dei primi a promuovere l'enoturismo in Italia. "Il vino è stato reso pop, come ha fatto Italo Zingarelli col cinema e in cantina - ha detto Giacomo Mojoli, tra gli ispiratori della filosofia Slow Food - cambiando codici e curando i dettagli per ottenere vini complessi, ma non complicati".

A completare le celebrazioni una degustazione in verticale di dieci vendemmie dell'etichetta più premiata, il Sergio Zingarelli Gran Selezione, dall'annata 2010 alla 2019, guidata dall'enologo consulente Lorenzo Landi che ha sempre creduto nella cernita delle uve in vigna, rispetto al tavolo di cernita, anche se i tempi e i costi si allungano.

"Prima i migliori vini toscani venivano venduti come Igt e supertuscan, ora escono come Chianti Classico" conclude, soddisfatto, Sergio Zingarelli, già presidente del Consorzio del Gallo Nero, che guarda con ottimismo al passaggio generazionale in questa realtà a conduzione familiare che, con un totale di 200 ettari tra Chianti e Maremma, si conferma un laboratorio d'idee ed un sistema di valori, dalla riserva faunistica alla convivialità. I ruoli per le partite del futuro prossimo sono già delineati: il figlio Andrea, con la responsabilità in campagna e cantina, la figlia Giulia sempre più dedicata all'area Hospitality e il nipote Fabio nella gestione ed amministrazione, nonchè impegnato sui mercati del Far East.

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