Secondo giorno di proteste di Coldiretti al Brennero. Avocado che, dal Sud Africa, arrivano a Verona transitando dalla Moldavia; tonnellate di patate che entrano dai valichi in ogni forma, pronte ad essere riconfezionate con un nastrino tricolore. E, ancora, prosciutti in arrivo dalla Polonia e uova (addirittura non etichettate) in arrivo dai Paesi dell'est. Sono solo un piccolo assaggio di quel "fake Italy" denunciato da Coldiretti nel presidio del Brennero.
Per il secondo giorno gli agricoltori sono al valico per seguire giorni di controlli a campione, effettuati dalle forze dell'ordine, che danno un'idea di quanto transita ogni giorno dal Brennero. La preoccupazione si misura dalla voce degli agricoltori: Marcello Correris, produttore di carciofi e ortaggi in Sardegna, denuncia una disparità "tra i prodotti importati, coltivati con l'utilizzo fitofarmaci da noi vietati ma consentiti extra Ue: noi siamo per la sicurezza alimentare e la tutela del consumatore e pretendiamo che queste situazioni assurde non abbiano più a verificarsi. Di fatto si tratta di concorrenza sleale. I carciofi dall'estero ormai sono la maggioranza".
Giuseppe Talarico, produttore di patate in Calabria, guarda amareggiato il tir carico di tuberi già lavorati in arrivo dalla Germania: "Non si tratta solo del Brennero, è da poco arrivata una nave cargo dall'Egitto, ma i flussi sono quotidiani e pesanti. Questo provoca il collasso dei prezzi e mette in difficoltà le imprese nazionali. Soprattutto quando si tratta di prodotti extra Ue coltivati, anche in questo caso, con prodotti che da noi non sono permessi". Calabrese anche Francesco Bilardi, che produce frutta tropicale in Calabria e che quasi è incredulo davanti al tir carico di avocado che, provenienti dal sud Africa, hanno varcato il Brennero provenienti dalla Moldavia: "Prodotti spesso raccolti ancora a maturazione incompleta, che percorrono migliaia e migliaia di chilometri e trattati senza dover sottostare alle legittime e rigide normative nazionali: tutt'altra cosa rispetto alla nostra frutta, fresca e curata".
Pietro Luca Colombo, presidente della federazione Coldiretti Varese e cerealicoltore, denuncia "i prezzi in caduta libera del grano che mettono a rischio il futuro della coltivazione in Italia, perché le nostre imprese si trovano a dover sostenere costi insostenibili di produzione. Vanno intensificati gli accordi di filiera che premiano la qualità e va dato corso a quanto già stabilito per legge, ovvero che i prezzi non possono scendere mai sotto i costi di produzione".
Alcuni cercano soluzioni alternative, come Luca Raboni che, da Macerata, ha deciso "di trasformare direttamente il grano in pasta e farine, appoggiandomi a realtà di trasformazione sul posto. Ma non può certo essere una soluzione applicabile per tutti e su larga scala".
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