- ROMA - Le importazioni di grano estero di qualità salvano il mito della pasta italiana, dal gusto all'occupazione di 120 aziende pastarie e di 300 mila aziende agricole. Lo afferma Aidepi, l'Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, in occasione della manifestazione di protesta di Coldiretti per la tutela del grano italiano.
''Purtroppo, l'origine italiana del grano duro non è in sé sinonimo di qualità - afferma Riccardo Felicetti, presidente dei pastai di Aidepi'', nel ricordare che in base ai dati Ismea, "negli ultimi 7 anni i valori proteici del grano duro italiano sono stati prossimi o anche inferiori al 12%; il limite dei parametri stabiliti dalla legge di purezza è del 10,5% e considerando il calo di circa l'1% nel processo di trasformazione da grano a semola, risultano ampiamente al di sotto delle esigenze necessarie per produrre una pasta di alta qualità". ''Per questa ragione, anche in anni, come questo, di produzione abbondante - precisa il presidente - rimane necessario importare grano duro estero di qualità top, tra il 30% e il 40% del totale, per 'rinforzare' la miscela della semola utilizzata dagli industriali della pasta''.
Secondo l'Associazione, senza importazione di grano estero di qualità, gli agricoltori, paradossalmente, rischierebbero di vendere all'industria meno grano, cioè solo quello che raggiunge i parametri qualitativi della materia prima previsti dalla legge di purezza; il resto, senza il blend con grano estero di alta qualità, potrebbe essere venduto solo per l'alimentazione animale, con una perdita dei ricavi per gli agricoltori di circa il 50%.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA