In Italia, la Pubblica Amministrazione si muove a due velocità nel percorso di adozione di software per la digitalizzazione dei processi. Oltre un terzo degli enti comunali (36%) risulta ancora in uno stadio iniziale di tali iniziative, il che rende più difficile per i cittadini comunicare con la PA e dar seguito alle loro richieste.
Peraltro, anche a seguito dell'adozione di piattaforme digitali, non sempre gli enti tendono a formare adeguatamente il personale addetto. Nel 2023, solo un terzo dei comuni di piccole dimensioni ha formato i dipendenti a questo riguardo, contro il 46% di quelli medio-grandi. I comuni con più di 20.000 abitanti tendono a personalizzare maggiormente le soluzioni software per rispondere a esigenze di processo, ma solo nel 26% dei casi hanno rivisto tutti o parte dei processi per adattarli ai flussi di attività proposti dalle applicazioni. Oltre la metà dei piccoli comuni, invece, non ritiene necessari cambiamenti a seguito dell'introduzione di software gestionali. Queste alcune delle evidenze presentate durante il convegno "Il software gestionale in Italia: la fotografia della Pubblica Amministrazione" a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con AssoSoftware e con l'Osservatorio Agenda Digitale. La ricerca si è rivolta a 821 enti locali e ha rilevato che sono i software di gestione amministrativa e contabile quelli più in uso presso i comuni, con l'80% di diffusione. "Introdurre soluzioni software, integrarle e mantenerle richiede competenze non semplici da reperire. Oggi, l'85% dei comuni dichiara di affidarsi ai fornitori di software per sopperire alla mancanza di esperti. In questo contesto, il ruolo della filiera italiana del software diventa centrale nel percorso di digitalizzazione della PA" le parole di Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware, alla presentazione dei risultati. .
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