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Covid, funziona nei criceti l'aerosol con frammenti di anticorpi

Covid, funziona nei criceti l'aerosol con frammenti di anticorpi

Più stabili e meno costosi dei monoclonali

26 maggio 2021, 22:24

Redazione ANSA

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Bronchioli di un criceto con particelle di coronavirus (arancio) e infiammazione (fonte: Nambulli et al., Science Advances - RIPRODUZIONE RISERVATA

Bronchioli di un criceto con particelle di coronavirus (arancio) e infiammazione (fonte: Nambulli et al., Science Advances - RIPRODUZIONE RISERVATA
Bronchioli di un criceto con particelle di coronavirus (arancio) e infiammazione (fonte: Nambulli et al., Science Advances - RIPRODUZIONE RISERVATA

Funzionano nei criceti i primi nanocorpi anti-Covid: sono frammenti di anticorpi diretti contro la proteina Spike che, somministrati per via inalatoria, riescono a bloccare l'infezione e a prevenirne la trasmissione. Più stabili e meno costosi degli anticorpi monoclonali, potrebbero diventare una nuova arma per proteggere coloro che non possono vaccinarsi per motivi di salute. Lo suggerisce lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances dai ricercatori dell'Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti.

I ricercatori guidati da Sham Nambulli hanno testato oltre 8.000 nanocorpi diretti contro il virus SarsCoV2 e ne hanno selezionato uno, chiamato PiN-21 (Pittsburgh inhalable Nanobody 21), che è risultato il più potente di tutti. Somministrato nei criceti per via intranasale subito dopo l'infezione, ha portato all'eliminazione del virus nel giro di dieci giorni e ha evitato la perdita di peso (pari al 16%) che si è invece osservata nei criceti malati trattati con placebo.
Lo stesso nanocorpo, somministrato a bassissime dosi attraverso l'aerosol, ha abbattuto la carica virale di un milione di volte, riducendo l'infiammazione dei polmoni e i danni conseguenti.


Dopo l'inalazione di nanocorpi i bronchioli di un criceto non hanno particelle di coronavirus e meno segni di infiammazione (fonte: Nambulli et al., Science Advances)

Secondo i ricercatori, PiN-21 è ideale per la somministrazione via aerosol, perché è quattro volte più piccolo dei tradizionali anticorpi monoclonali ed è estremamente stabile alle elevate pressioni necessarie alla nebulizzazione. Inoltre, può essere prodotto a costi più bassi e può essere rapidamente adattato ai cambiamenti del virus. Prima di arrivare alla sperimentazione clinica sull'uomo, però, saranno necessari ulteriori sperimentazioni e test di sicurezza su altri modelli animali.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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