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L'eco di terremoti lontani nelle acque di falda dell'Appennino

L'eco di terremoti lontani nelle acque di falda dell'Appennino

Scoperta utile alla ricerca di segnali precursori

27 ottobre 2020, 10:31

Redazione ANSA

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Un tratto degli Appennini (fonte: Pxfuel) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un tratto degli Appennini (fonte: Pxfuel) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un tratto degli Appennini (fonte: Pxfuel) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le acque sotterranee dell'Appennino possono oscillare in risposta a terremoti lontani, che avvengono persino in altri continenti: lo dimostrano le anomale variazioni del livello di una falda acquifera a Popoli, in Abruzzo, monitorata per cinque anni dai ricercatori dell'Universita' Sapienza di Roma in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Scientific Reports, rappresentano un ulteriore passo verso una possibile futura identificazione di segnali precursori dei terremoti nelle acque.

Negli ultimi anni molti studi hanno evidenziato l'esistenza di un legame tra i terremoti e le variazioni nella circolazione delle acque sotterranee, ma quello che non e' ancora chiaro e' come tale fenomeno riguardi anche i 'telesismi', ovvero terremoti lontani, avvenuti in altri continenti, i cui effetti sono avvertiti a migliaia di chilometri dall'epicentro.

A fare luce sulla questione e' proprio lo studio della falda acquifera di Popoli: durante i cinque anni di monitoraggio sono stati identificati i segni lasciati da eventi sismici avvenuti nelle immediate vicinanze, ma anche 18 forti oscillazioni in risposta a terremoti di magnitudo superiore a 6.5 avvenuti in tutto il mondo, anche a oltre 18.000 chilometri di distanza.
I dati mostrano inoltre una correlazione tra la distanza del terremoto e la sua magnitudo con l'entita' dell'oscillazione della falda freatica.

"Dall'indagine idrogeologica e sismica e' emerso che le onde sismiche responsabili delle perturbazioni sono le onde di Rayleigh che viaggiano sulla superficie terrestre, raggiungendo enormi distanze", spiega Carlo Doglioni della Sapienza e presidente Ingv. "Ora che abbiamo individuato le perturbazioni causate dai terremoti lontani - precisa l'esperto - abbiamo uno strumento in piu' per distinguerle dai segnali precursori indotti dai sismi vicini".

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