Ricostruita la storia dell’enorme cratere di 14 chilometri prodotto dall’impatto di asteroide e avvenuto 2,3 milioni di anni fa su Marte: si chiama cratere Corinto ed è circondato da circa 2 miliardi di altri crateri più piccoli, prodotti dai frammenti generati dallo scontro. A ricostruirne la storia è il gruppo di ricerca guidato da Matthew Golombek, del California Institute of Technology (Caltech), che ha presentato i risultati dello studio alla Conferenza annuale sulle scienze lunari e planetarie.
A differenza della Terra, la superficie di Marte è punteggiata da un gran numero di crateri dovuti all’impatto di asteroidi e comete di ogni dimensione. Segni ben visibili anche a distanza di miliardi di anni dagli impatti perché Marte non ha un’atmosfera capace di far bruciare i frammenti spaziali e perché sul pianeta non ci sono né un'attività tettonica capace di ‘ringiovanire’ la superficie, né fenomeni meteorologici o biologici tali da modificarla profondamente.
Usando i dati provenienti dalle sonde in orbita attorno al pianeta rosso i ricercatori sono stati ora in grado di ricostruire la storia di uno di questi grandi crateri e dei tantissimi piccoli crateri che lo circondano, simili una grande corona. Secondo gli studiosi sarebbe stato un violento impatto avvenuto 2,3 milioni di anni fa.a generare il cratere noto come Corinto, largo 14 chilometri e profondo un chilometro, nella Elysium Planitia. Le analisi dei circa 2 miliardi di crateri associati, dovuti ai frammenti distanti fino a 1.850 chilometri dal cratere principale, hanno permesso di ricostruire la storia dell’impatto. L’oggetto che lo produsse, composto principalmente di basalto compatto, arrivò da Nord e colpì la superficie con un angolo compreso fra 30 e 45 gradi. Secondo gli autori della ricerca l’impatto portò alla generazione dei numerosi frammenti di opale presenti nel cratere, mentre il calore prodotto degli impatti portò alla rapida trasformazione del ghiaccio d’acqua presente sotto la superficie, in particolare l’evaporazione dei gas presenti nell’acqua, provocando la formazione di numerosi pozzi dal diametro di 200 metri.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA