Presto potrebbero esserci più satelliti che stelle nel cielo notturno: per questo gli astronomi sono decisi a dare battaglia contro l’inquinamento luminoso, che rende sempre più difficile osservare galassie e pianeti. Lo fanno scendendo in campo con quattro articoli pubblicati sulla rivista Nature Astronomy, nei quali lanciano un Sos in difesa del cielo buio.
Presto potrebbero esserci più satelliti che stelle nel cielo notturno, dice all’ANSA Fabio Falchi, del Light Pollution Science and Technology Institute (Istil) di Thiene (Vicenza) e dell’Università spagnola di Santiago di Compostela, autore di uno degli studi che lanciano l’appello a difesa delle osservazioni astronomiche. Gli altri articoli sono firmati da Miroslav Kocifaj dell’Accademia slovacca delle scienze, John Barentine dell’azienda Dark Sky Consulting LLC e Aparna Venkatesan dell’Università di San Francisco (Usfca).
“Le mega-costellazioni satellitari che popolano l’orbita bassa terrestre vengono lanciate senza nessun controllo preventivo di impatto ambientale: ci mettono semplicemente di fronte al fatto compiuto senza darci la possibilità di fare nulla”, osserva Falchi, che è anche presidente di dell’associazione CieloBuio per la protezione del cielo notturno e docente all’Istituto Superiore ‘Enrico Fermi’ di Mantova.
L’appello sostiene che i problemi nella lotta all'inquinamento luminoso e spaziale sono socio-politici, non tecnologici, e che dovrebbero essere introdotti limiti vincolanti: “Gli interessi che stanno dietro alle reti di satelliti che offrono l’accesso a Internet in ogni parte del globo sono anche di tipo militare”, afferma Falchi. “Dopo che gli Stati Uniti avranno completato le proprie costellazioni, anche altri paesi come Russia o Cina cercheranno di realizzare le proprie – aggiunge il ricercatore italiano – quindi l’escalation sarà inevitabile”.
Secondo i ricercatori, sono rimasti pochissimi luoghi sulla Terra che soddisfano ancora i criteri (assenza di inquinamento luminoso, numero elevato di notti serene e buona visibilità) per l’installazione di un telescopio. Tra questi le Ande e gli altopiani del Tibet, mentre altri siti, come Cile, Canarie e Hawaii, stanno già diventando più inquinati dal punto di vista delle osservazioni astronomiche. “Dobbiamo proteggere questi luoghi ad ogni costo”, commenta Fabio Falchi. “In questo, la tecnologia può essere nostra alleata: ad esempio, con i sistemi automatici che accendono le luci solo quando sono effettivamente necessarie – spiega il ricercatore – sistemi che purtroppo non vengono utilizzati quasi da nessuna parte”.
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