Spirali tortuose, che si avviluppano su se stesse assumendo forme diverse a seconda della prospettiva dalla quale si guardano: hanno questo aspetto decisamente inconsueto i primi gioielli del caos, ispirati alla teoria matematica che descrive sistemi complessi come i fenomeni meteorologici, le dinamiche del mercato del lavoro o la complessa rete di connessioni che regola il funzionamento del cervello. Descritti sulla rivista Chaos, i gioielli si devono al gruppo di ricerca italiano dell'Unversità della Calabria, composto da Eleonora Bilotta, Francesca Bertacchini e Pietro Pantano.
Stampati in 3D, i gioielli si basano sul circuito Chua, il sistema elettronico celebre per essere stato la prima dimostrazione fisica, matematica e sperimentale del caos: invece di un circuito tradizionale, che produce una corrente soggetta a oscillazioni regolari, questo circuito ha oscillazioni che non si ripetono mai. "Queste configurazioni caotiche, chiamati 'attrattori strani', sono strutture complesse mai osservate finora", dice Bilotta, Sono strutture, aggiunge, "straordinariamente belle, che cambiano continuamente forma a secondo del punto di vista dal quale si osservano. I gioelli ci sono sembrati il modo migliore per interpretare la bellezza delle forme caotiche".
Sono forme così particolari, che è stato difficile renderle con le tecniche tradizionalmente usate dagli orafi. Con la stampa 3D è invece stato possibile rappresentarle in tutti i dettagli e permette di ottenere stampi che gli orafi possono utilizzare.
I gioielli del caos possono essere anche utilizzati come strumenti didattici: costruendo un circuito Chua possono manipolare queste strutture caotiche fino a individuarne il punto di origine. La produzione di questi gioielli è solo un primo passo: la prossima tappa sarà utilizzare le sfere anziché le linee.
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