E' di nuovo polemica in Australia
sulle sigarette elettroniche. Secondo una ricerca pubblicata
sull'Internal Medicine Journal of the Royal Australian College
of Physicians i medici, per etica, dovrebbero raccomandarle ai
pazienti che non riescono a smettere di fumare. La ricerca,
condotta da Colin Mendelsohn dell'University of New South Wales,
specialista del tabagismo, cita recenti studi in Usa e in Gran
Bretagna secondo cui la salute dei fumatori che passano alle
sigarette elettroniche migliora significativamente, soprattutto
chi soffre di asma, di malattie polmonari ostruttive croniche,
pressione alta, affezioni cardiovascolari e della funzione
polmonare, oltre a ridurre il rischio di polmonite. L'uso delle
sigarette elettroniche sarebbe poi associato ad un maggiore
successo di abbandono del fumo. La sua posizione è però in
antitesi a quelle dell'Australian Medical Association, della
Thoracic Society e dello stesso governo australiano, contrari al
fumo e all'uso delle sigarette elettroniche.
Secondo Mendelsohn la linea adottata dall'Associazione medici
e da altri enti è una questione di "pensiero di gruppo" e
rappresenta un'incapacità a comprendere i più ampi principi di
minimizzazione del danno. "Ci sono persone che semplicemente non
possono smettere di fumare", afferma, aggiungendo la politica di
"smettere di fumare o morire", senza misure di riduzione del
danno, non è di aiuto, dato l'alto numero di persone che di
fatto muoiono a causa del fumo. E sottolinea che le sigarette
elettroniche, congegni operati da batterie che riscaldano e
vaporizzano la nicotina, non contengono catrame, monossido di
carbonio e altre sostanze chimiche delle sigarette combustibili.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA