Sono più del 30% le donne italiane
affette da insufficienza venosa. Mentre tra la popolazione
maschile è il 15% alle prese con questo disturbo caratterizzato
da un cattivo ritorno del sangue venoso verso il cuore. Una
condizione che rischia di aumentare in futuro a causa di stili
di vita scorretti e cattive abitudini alimentari senza le
adeguate precauzioni.
"Le proiezioni sono drammatiche - afferma Sandro Colaiuda,
specialista in flebologia presso INI, Istituto
Neurotraumatologico Italiano e docente all'Università di Siena -
e anche se l'incidenza dovesse salire solo del 10% sarebbe
allarmante per la popolazione".
"L'insufficienza venosa è una condizione patologica che
colpisce gli arti inferiori dovuta a un difficoltoso ritorno del
sangue venoso verso il cuore - aggiunge l'esperto -. Si tratta
di una patologia più frequente nei Paesi Occidentali e
industrializzati e colpisce maggiormente le donne, in virtù
delle alterazioni ormonali: si stima che più del 30% della
popolazione femminile in Italia sia affetto da insufficienza
venosa degli arti inferiori, rispetto al 15% di quella maschile.
Con un'incidenza che aumenta con l'età. Tra i 20 e i 30 anni,
colpisce il 20% delle donne e il 10% degli uomini, mentre dopo i
50 anni, gli uomini restano fermi al 20% e le donne, con
l'arrivo della menopausa che provoca uno sfiancamento del vaso
sanguigno, salgono al 50%. In pratica tra le over 50, 1 su 2
soffre di insufficienza venosa".
I sintomi sono variabili. "L'aumento della pressione nelle
vene può provocare un semplice gonfiore a livello delle gambe
mentre per altri pazienti il disturbo può diventare persino
invalidante - spiega l'esperto -. Nello stadio più avanzato si
può andare incontro a prurito, crampi notturni, in alcuni casi
dolore e fuoriuscita di capillari, fino a patologie più gravi
come flebiti o trombo-flebiti, che può esporre al rischio di
embolia polmonare". E con gli anni, complici le cattive
abitudini, aumenterà sempre di più.
In questo senso, aggiunge lo specialista "la prevenzione è
fondamentale a partire dal ritrovare abitudini sane: uno stile
di vita sedentario, alimentazione errata, fumo, eccesso di
alcool e caffè, influiscono sullo sviluppo della patologia". E
per scongiurare forme più severe è bene sottoporsi a controlli
in modo tempestivo. Oggi, spiega, "abbiamo inoltre uno strumento
che ci permette di fare prevenzione. Si chiama pletismografo -
sottolinea Colaiuda -. Grazie a questo strumento si può eseguire
un test non invasivo per il controllo del Tempo di Riempimento
Venoso, cioè il tempo impiegato dal sangue a tornare nel
polpaccio dopo che un movimento forzato ne ha causato il
momentaneo svuotamento. E' semplice e veloce, dura in tutto 15
minuti. L'obiettivo è valutare l'insufficienza venosa al fine di
monitorare lo stato di salute del paziente e prevenire problemi
circolatori".
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