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Morte improvvisa feto, spesso colpa del deterioramento della placenta

Morte improvvisa feto, spesso colpa del deterioramento della placenta

Studio australiano, un test del sangue per intervenire con il cesareo

SYDNEY, 13 settembre 2017, 12:52

Redazione ANSA

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Morte improvvisa feto, spesso colpa del deterioramento della placenta - RIPRODUZIONE RISERVATA

Morte improvvisa feto, spesso colpa del deterioramento della placenta - RIPRODUZIONE RISERVATA
Morte improvvisa feto, spesso colpa del deterioramento della placenta - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Importante passo avanti nel comprendere il mistero delle gravidanze in cui il feto muore improvvisamente prima del parto. Ricercatori dell'Hunter Medical Research Institute in Australia, guidati dall'endocrinologo Roger Smith, hanno scoperto che molti casi di morte endouterina fetale sono causati da una deteriorazione della placenta, l'organo vitale che connette il nascituro in crescita con la madre attraverso il cordone ombelicale. E stanno sviluppando una semplice analisi del sangue che potrà permettere di intervenire con parto cesareo per salvare il nascituro.
    La ricerca, che sarà pubblicata sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology, indica che in alcuni casi la placenta comincia a 'invecchiare' settimane prima della data dovuta del parto, privando gradualmente il feto dell'ossigeno e delle sostanze nutritive di cui necessita per sopravvivere. Smith e i suoi collaboratori hanno osservato che la placenta che si deteriora emette aldeide ossidasi, un enzima responsabile dei segni di invecchiamento nel corpo umano. Il test diagnostico, ora in via di sviluppo, potrà allertare i medici a livelli elevati dell'enzima nel flusso sanguigno della madre e così identificare i nascituri a rischio. Tuttavia un bebè ha una buona probabilità di sopravvivere fuori dell'utero solo dopo 27 settimane di gestazione. "Se è troppo presto ricorrere al parto cesareo, sarebbe possibile somministrare farmaci che inibiscano l'enzima, per rallentare l'invecchiamento della placenta e permettere al nascituro di restare nell'utero finché abbia buone probabilità di sopravvivere dopo il parto", spiega Smith.
    Se inoltre i ricercatori troveranno la maniera di controllare la presenza di aldeide ossidasi nel corpo, le possibilità mediche potrebbero essere illimitate. "Potrà essere possibile sviluppare differenti modi per impedire all'enzima di causare danno, e quindi rallentare l'invecchiamento di altri tessuti e forse anche allungare la vita in buona salute", aggiunge lo studioso. (ANSA)

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