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Cappato, un italiano al giorno va a morire in Svizzera

Cappato, un italiano al giorno va a morire in Svizzera

"Ne abbiamo aiutati 300, le autorità lo sanno, ma guardano altrove"

MASSA (MASSA CARRARA), 14 aprile 2017, 20:49

Redazione ANSA

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Marco Cappato e Mina Welby - RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Cappato e Mina Welby - RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Cappato e Mina Welby - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Quasi un italiano al giorno muore in Svizzera con il suicidio assistito e le istituzioni italiane lo sanno": a dirlo, a nome dell'associazione Soccorso Civile, è stato Marco Cappato, venerdì pomeriggio, rendendo dichiarazioni spontanee ai carabinieri di Massa, a seguito della morte di Davide Trentini. "Chi non è attaccato ad una macchina - spiega Cappato - anche se la sua sofferenza è enorme, si vede negato il diritto ad essere accompagnato alla morte e deve recarsi all'estero. Solo una minima parte riesce ad andare in Svizzera".

"Un italiano al giorno muore in Svizzera con il suicidio assistito - afferma Cappato - e le istituzioni italiane conoscono a perfezione questi dati, perché le persone vengono registrate in Svizzera e i loro nomi comunicati alle autorità italiane. L'opinione pubblica lo scopre ora, perché noi lo facciamo alla luce del sole e ce ne prendiamo le responsabilità. Le autorità italiane però lo sanno da sempre, ma fingono di guardare dall'altra parte". "Continueremo la nostra azione di aiuto", perché "in tre anni si sono messe in contatto con noi, in forma non anonima, quasi 300 persone, e ad alcune di queste abbiamo fornito un aiuto anche pratico, per l'ultimo viaggio in Svizzera", ha aggiunto Cappato, fornendo ai carabinieri nomi delle persone che l'associazione Soccorso Civile ha aiutato fino ad oggi. A Cappato è stato chiesto anche a che punto è l'indagine per la morte di Dj Fabo: "Dopo l'autodenuncia di Milano - risponde - sono stato indagato, sono stato interrogato e sono state sentite molte altre persone, come testimoni. Non ci sono stati altri sviluppi. Riguardo la morte di Trentini, invece, abbiamo reso dichiarazioni spontanee ai carabinieri e sarà la Procura a decidere cosa farne".

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