Un trucco semplice, che si richiama
alle prime lettere dell'alfabeto, può aiutare a identificare
quando un neo ha bisogno di essere controllato e può essere
quindi salva- vita, riducendo il rischio di melanoma, uno dei
tumori più insidiosi della pelle. È la regola dell'Abcde, dove
'a' sta per asimmetria, 'b' per bordi, 'c' per colore, 'd' per
dimensioni ed 'e' per evoluzione. A spiegarlo il dottor
Pierluigi Buccini, dirigente medico di primo livello
all'Istituto San Gallicano di Roma. "La 'a' sta per asimmetria,
la 'b' per bordi ( bisogna stare attenti se vi sono irregolarità
nel perimetro del neo), la 'c' per colore. È importante che la
pigmentazione sia omogenea. Se ad esempio c'è il colore marrone
scuro insieme al nero nel stesso neo questo può essere un motivo
di allarme. In generale, poi, se ad esempio si hanno tutti i nei
chiari e uno solo scuro, o viceversa, quello diverso va
esaminato - spiega Buccini - poi c'è la ' d'che sta per
dimensioni: il cut-off, in sostanza il valore soglia, è cinque
millimetri, anche se c'è un 10% di melanomi che è più piccolo.
Infine, molto importante è la 'e' di evoluzione. Bisogna
monitorare ogni modificazione di forma, colore, grandezza ma
anche altezza. Occorre fare attenzione ad esempio anche se un
neo è più alto, più gonfio". Se l'auto- osservazione e
l'osservazione familiare sono le chiavi per una diagnosi
precoce, poi vi sono secondo lo specialista gli strumenti e gli
esami medici adatti, come l'epiluminescenza, sia portatile con
un dermatoscopio, sia più sofisticata, che permette cioè di
memorizzare le immagini su un database consentendo ad esempio di
monitorare lo stesso neo nel tempo. Il primo passo, se qualcosa
non va, è un intervento localizzato. "Si tratta di un intervento
banale, spessissimo molti casi si risolvono così. Se si tratta
di melanomi cosiddetti in situ, localizzati sull'epidermide e
che non sono entrati in contatto con il sistema linfatico e
sanguigno" evidenzia Buccini. Se ci sono invece ulcerazioni e la
lesione è più profonda di un millimetro allora occorre ricorrere
a un altro esame, quello del linfonodo sentinella, che come
spiega lo specialista permette di capire se è stato 'intaccato'
il sistema linfatico. È comunque l'esame istologico, cioè del
tessuto prelevato dal paziente, che permette di fare
inizialmente la diagnosi. Vi sono poi- come sottolinea Buccini-
dei melanomi che danno metastasi, in cui la situazione è ormai
molto avanzata, per i quali c'è una novità che molto ha già
cambiato e molto ancora potrà cambiare nelle terapie. Si tratta
dell'immunoterapia "con gli anticorpi monoclonali, che vanno a
legarsi a siti specifici di cellule del sistema immunitario che
non riescono a eliminare le cellule indesiderate , che possono
mascherarsi o ridurre l'attività di sorveglianza del sistema
immunitario stesso. In sostanza. si stimola il sistema
immunitario a combattere la cellula cancerosa". La terapia
standard prevede immunoterapia adiuvante con interferone.
"L'immunoterapia va bene per la maggior parte dei pazienti, c'è
chi risponde meglio e chi invece peggio" conclude lo
specialista.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA