La Dakar si ferma, ma non riposa: nell'unico giorno di stop previsto per la gara di rally più dura del mondo è il momento di sottoporre tutti i mezzi in corsa in Arabia a una approfondita revisione, per giocarsi il tutto per tutto nelle prossime sette tappe prima della conclusione il 15 gennaio.
A una quarantina di chilometri da Riad, in pieno deserto, è stato allestito un gigantesco bivacco che accoglie le centinaia di veicoli in gara - dalle moto ai quad, passando per auto ipermoderne, vetture classiche e camion - e le migliaia tra piloti, meccanici, tecnici, tuttofare. Un piazzale nel nulla, immenso, dove il clangore delle officine è la colonna sonora e il vociare un esperanto. Questa edizione della Dakar sarà con ogni probabilità ricordata come una delle più complesse tra quelle disputate negli ultimi anni per l'asperità dei luoghi e la difficoltà estrema delle prove speciali. Officine mobili supertecnologiche, come quelle dei brand più blasonati come Audi o Toyota che hanno allestito veri e propri 'quartieri', si alternano a improvvisati gazebo sotto ai quali si adoperano piloti poco più che amatoriali, che almeno una volta nella vita volevano partecipare.
E' così che si incontra Daniele Manoni, della R team: un marchigiano ben oltre la quarantina e occhi di brace alle prese con una Mitsubishi Pajero di oltre 20 anni che gareggia nella categorie delle 'Classiche'. "Con poco meni di centomila euro - racconta - abbiamo noleggiato l'auto, pagato l'iscrizione e tutto il resto. L'obiettivo? Arrivare fino in fondo per coronare il sogno di una vita".
Per i puristi, la vera Dakar si corre in moto. Viste da vicino, si capisce perché: per quanto elaborate ed evolute, sono decisamente più vicine alle due ruote che circolano per le strade di tutto il mondo rispetto agli altri mezzi in gara . Per orientarsi nel deserto senza gps né navigatore, i piloti utilizzano una sorta di nastro a scorrimento che indica la strada. Ma la maggior impressione, a vederli correre, derapare, saltare, la destano i camion.
Mastodontici e potentissimi, uniscono alle difficoltà del tracciato l'abilità dei piloti nel governare mezzi che sembrano davvero fuori contesto tra sassi, sabbia e dune. Un attivissimo gruppo giapponese che si muove in sincrono attorno al proprio camion condivide un lato della piazzola con un'altra squadra composta da ipervitaminici ragazzoni olandesi con sandali ai piedi: nulla di più distante, sembrerebbe. Eppure...
Tutt'altra musica quando ci si addentra nel point Audi: la casa dei quattro anelli corre con una vettura avveniristica, dal design estremo, evoluzione di quella in gara lo scorso anno: la RS Q e-tron E2. Un prototipo elettrico con range extender alimentato con un carburante rinnovabile che riduce fino al 60% le emissioni. Al di là dei risultati finali, ancora tutti da scrivere, un vero banco di prova per le tecnologie delle auto del futuro.
Alla Dakar corrono affiancati - anche se in categorie differenti - decani e neofiti, team ricchissimi e squadre improvvisate. Tutti insieme 'appassionatamente'.
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