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Verso l'Oscar 2024, tra le attrici è gara tra le favorite Lily Gladstone e Emma Stone

Verso l'Oscar 2024, tra le attrici è gara tra le favorite Lily Gladstone e Emma Stone

In corsa anche Sandra Huller, Annette Bening e Carey Mulligan

ROMA, 09 marzo 2024, 16:14

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

Killers of the Flower Moon - Photocall - 76th Cannes Film Festival - Lily Glastone © ANSA/EPA

Ritrovarsi insieme alle principali cerimonie di premiazione della stagione ha portato Emma Stone (Povere creature!) e Lily Gladstone (Killers of the Flower Moon) a diventare grandi amiche con tanto di regali reciproci e costante scambio di messaggi. Sembra principalmente tra loro la corsa per l'Oscar alla migliore attrice protagonista nella notte del 10 marzo 2024.  Una competizione (nella quale ha fatto rumore la mancata candidatura di Margot Robbie per Barbie)  dove risultano avere decisamente meno chance le altre tre nominate: Sandra Huller per Anatomia di una caduta che pure ha conquistato un buon numero di sostenitori; Annette Bening arrivata con la prova sia emotiva che fisica offerta in Nyad - Oltre l'oceano, alla sua quinta candidatura agli Oscar e Carey Mulligan nei panni di Felicia Montealegre, la moglie di Leonard Bernstein in Maestro.   Finora Stone, ha vinto, in una lunga lista di premi, il Golden Globe per la categoria commedia e musical, il Critics Choice Award e il Bafta mentre Gladstone, fra gli altri, il Golden Globe per la categoria Drama e il Sag (Screen Actors Guild) Award, che negli ultimi due anni è sempre coinciso con i vincitori degli Oscar per gli attori protagonisti.

 

 

La sfida tra le amiche-rivali Emma Stone e Lily Gladstone

A portare quest’anno l'attrice Emma Stone, già vincitrice di un Oscar per La La Land in corsa in due categorie (miglior attrice protagonista e per il miglior film, essendo fra i produttori)  è il suo sodalizio con il regista greco Yorgos Lanthimos (già tre i film insieme, da La favorita al già pronto Kinds of kindness) con Povere Creature!, un progetto a cui si sono dedicati, per lo sviluppo, sei anni. Il film, Leone d'oro a Venezia, è una dark comedy visionaria, con richiami a Frankenstein, nella quale l'attrice nata in Arizona 35 anni fa offre una straordinaria performance nei panni di Bella Baxter, la creatura alla quale lo scienziato Godwin (Willem Dafoe) ha ridato vita, che compie un sorprendente viaggio di formazione, idealmente dalla prima infanzia all'età adulta, per una liberazione fisica, emotiva, culturale e sessuale. "All'inizio pensavo che fosse un ruolo incredibilmente difficile - ha spiegato Stone a The Wrap -. Poi ho capito che la sfida era proprio la sua semplicità” perché “richiedeva di togliere invece di aggiungere”. Qui si trattava “di eliminare quanta più vergogna e autogiudizio possibile per vedere tutto attraverso i suoi occhi”.

E' un percorso di prime volte quello di Lily Gladstone con Killers of the flower moon di Martin Scorsese: classe 1986, di origini Piegan Blackfeet e Nez Perce da parte di padre, ed europee da parte di madre, Gladstone, cresciuta fino agli 11 anni nella riserva del Montana della Nazione Blackfeet, è la prima attrice nativa americana ad aver vinto un Golden Globe  (e alla premiazione in omaggio alla propria cultura ha fatto una parte del discorso di ringraziamento in lingua Blackfeet) e la prima in gara fra le protagoniste agli Academy Award. Traguardi arrivati con un'intensa e introspettiva prova d'attrice, nel dramma noir tratto da una sconvolgente storia vera, gli omicidi seriali di cui sono stati vittime negli anni '20 almeno 60 membri della nazione Osage, dopo la scoperta nella loro riserva di enormi quantità di petrolio. Gladstone interpreta un personaggio realmente vissuto Mollie Kyle, giovane Osage alla quale viene sterminata la famiglia, sposata dall'avido Ernest (Leonardo DiCaprio), uno degli autori degli omicidi. Per un personaggio che attraversa  costantemente lutto e sofferenza, anche fisica “qualche volta avevo bisogno di tempo per me, nella mia roulotte – ha raccontato Gladstone a The Guardian -. Ma c’era una forte presenza dei nativi su quel set: il cast, la troupe, le comparse. E quando riunisci molti nativi in ​​uno stesso spazio, sono sempre solo risate. Quindi ho sentito che quello era un modo in cui potevo sostenermi e allontanarmi da questa storia traumatica per un po'”.  

Le outsider fuoriclasse Sandra Huller, Annette Bening e Carey Mulligan

Dopo la straordinaria Nina Hoss (alla quale però non è ancora arrivata una candidatura agli Oscar), Hollywood a stretto giro è rimasta conquistata da un’altra grande interprete tedesca, Sandra Huller, classe 1978, entrata nella shortist con il film Palma d’oro Anatomia di una caduta di Justine Triet ma sotto i riflettori anche per la sua prova in un altro dei film candidati come miglior film, La zona di interesse di Jonathan Glazer. Nel legal thriller di Triet, Huller (che per il ruolo ha anche vinto, fra gli altri  l'Efa e il Cesar) dà volto alla complessità di Sandra, scrittrice famosa che viene sospettata per la morte  del marito, anche lui scrittore nel remoto chalet di montagna sulle Alpi francesi, dove vivono insieme al figlio di 11 anni. “Mi piace la mia vita. Mi piace il mio appartamento. Mi piace la mia routine quotidiana. Non manca nulla che dovevo riempire. Non aspettavo che ciò accadesse - ha spiegato Huller al New York Times - parlando dell'improvvisa popolarità globale -. Ma significa che le persone ora credono che io possa fare cose per cui forse prima non mi avevano considerata”.

E’ una straordinaria storia vera, diventata un film per Netflix, Nyad - Oltre l'Oceano diretto dai documentaristi premi Oscar Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin, a riproiettare in gara per la statuetta Annette Bening, nella parte di Diana Nyad, l'ex nuotatrice maratoneta, che a 64 anni ha percorso a nuoto nel 2013 i 170 chilometri di mare aperto tra Cuba e la Florida. Una quinta candidatura per Bening (dopo quelle per Rischiose abitudini, American Beauty,  La diva Julia e I ragazzi stanno bene) , ancora senza vittorie, per un ruolo di grande personalità che ha richiesto molto anche dal punto di vista fisico: "io sono abbastanza atletica, ho fatto immersioni, non ho paura dell'acqua ma la prima volta che sono entrata nella piscina per allenarmi ho pianto - ha raccontato - pensando a ciò che avrei dovuto rendere credibile.Avevo però come allenatrice una nuotatrice olimpionica Rada Owen e lavorando e lavorando, ci siamo arrivate". A conquistare pubblico e critica anche il duetto con Jodie Foster (candidata fra le non protagoniste), nei panni della migliore amica e allenatrice di Diana, Bonnie Stoll che ha con la protagonista un rapporto con i contorni di un amore platonico.  

Arriva invece alla sua terza nomination (era già stata in corsa con An education e Una donna promettente) Carey Mulligan, la versatile interprete britannica che in Maestro, il film dei desideri su Leonard Bernstein realizzato da Bradley Cooper (candidato da produttore per il miglior film e fra gli attori protagonisti) come regista e protagonista, regala umanità e carattere nei panni di Felicia Montealegre, attrice e moglie del grande direttore d’orchestra, madre dei suoi figli e donna libera, che ha dovuto confrontarsi con la personalità e le scelte, legate anche alla sua bisessualità, del marito. “C'erano così tante cose affascinanti su di lei - ha spiegato a Variety Mulligan - la sensazione un po' di vita non vissuta. C'era un elemento imponderabile in quello che sarebbe potuto essere il suo percorso se non avesse incontrato Lenny: un po’ come uno "Sliding Doors". È venuta a New York con la passione e la voglia di recitare, e ha seguito quella strada con grande successo. Poi ha incontrato Bernstein e sono diventati l'una il mondo dell'altro”. 
   

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