Nelle ultime settimane le condizioni
di vita dei cittadini iraniani, in particolare delle donne, si
sono fatte sempre più difficili. Come racconta all'ANSA Hasti
Diyé, 39 anni, attivista iraniana, insegnante e ballerina,
"dall'uccisione di Mahsa Amini nel settembre del 2022 e in
particolare negli ultimi mesi la pressione e la repressione del
governo hanno raggiunto l'apice". "Non c'è strada - spiega -
senza furgoni della polizia: le truppe sono schierate contro le
persone".
Lei stessa, di recente, è stata arrestata, "senza alcuna
spiegazione", per ben due volte: una a Teheran e una, insieme a
sua sorella, sull'isola di Kish, "da sempre conosciuta per la
sua bellezza, pace e libertà. Prima che potessi fare qualcosa -
racconta - la polizia ha costretto me e mia sorella, nonostante
la resistenza e le urla, a salire su un taxi e ha chiesto
all'autista di portarci in un luogo sconosciuto". A quel punto
sua sorella, nel disperato tentativo di salvarsi, "ha aperto la
portiera dell'auto in mezzo alla strada per buttarsi fuori".
"La polizia - continua - ci ha trattenuto e ha iniziato a
filmare". Notando però che continuavano "a gridare e resistere",
non hanno cercato di fermarle nel momento in cui hanno tentato
la fuga, pur non mancando di sottolineare che "avevano i nostri
filmati e che la prossima volta saremo state imprigionate".
Se lei, dopo l'episodio, si è ripresa, altrettanto non si può
dire di sua sorella. "Da circa un mese - spiega Hasti - si è
ammalata gravemente. Ha paura di uscire di casa, temendo per le
sue due figlie adolescenti. È stato uno shock enorme per lei".
Quanto subito da lei e sua sorella è, tuttavia, tutt'altro
che insolito. Come specifica Hasti, infatti, "il governo, per
intimidire le persone, impone pesanti multe, picchia e maltratta
le donne, condanna a morte e uccide. Il colpo più pesante di
questi mesi - aggiunge - è stata la condanna a morte del rapper
e critico del governo, Toomaj Salehi". Tra i tanti arresti, di
cui è difficile "dare un numero esatto perché sono troppi",
anche quello della "sorella di Nika Shakrami, una delle vittime
della rivoluzione di Mahsa".
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