Si è trasformato in un grido d'allarme
e un appello alla legalità l'intervento di Pietro Grasso
all'università di Pavia dedicato all'ultima lezione di Giovanni
Falcone. Un discorso fatto a braccio nella stessa aula in cui il
13 maggio 1992 il giudice siciliano fece la sua ultima uscita
pubblica, dieci giorni prima di essere ammazzato dalla mafia a
Capaci. "Bisogna urlare no alla corruzione - ha esortato il
presidente del Senato - all'evasione fiscale, no ai favoritismi
e ai privilegi, al finanziamento illegale, alla compravendita di
appalti, all'appropriazione di finanziamenti pubblici,
all'estorsione alle aziende private, allo sfruttamento degli
immigrati". Un elenco che dimostra che "nel nostro Paese - ha
constatato - assistiamo a una grave crisi di legalità". Ed è per
questo che serve una reazione, una rivoluzione culturale che
farà bene anche all'economia. Secondo Grasso, infatti,"finché si
continueranno a intrecciare i rapporti fra criminalità e
istituzioni, burocrazia, politica e imprenditori per
appropriarsi di fondi pubblici, per trasferire capitali e
attività produttive all'estero guardando solo al proprio
vantaggio e trascurando l'interesse pubblico, non vi potrà
essere sviluppo, manovra economica o stabilità che tenga".
Bisogna quindi cambiare la mentalità della gente, "far tornare
l'antimafia una lotta di classe" e "ricostruire la democrazia,
trasmetterle nuove energie avvicinando i giovani alla politica"
fin dalla scuola, puntando sulla partecipazione. Certo la lotta
alla mafia dovrebbe essere "una priorità" di tutti i partiti e
le leggi per combatterla dovrebbero venire "votate
all'unanimità". Ma ci vuole anche qualcosa di più. Non a caso è
direttamente agli studenti che si è rivolto raccontando quanto
la lotta alla mafia è costata, difendendo il lavoro di Giovanni
Falcone, anche quello fatto al ministero di Giustizia (per cui
fu molto criticato) che ha permesso di arrivare a regole per la
lotta alla mafia e al terrorismo "che ci invidiano in tutto il
mondo" e indicandolo come il modello da seguire. "Ragazze e
ragazzi - ha detto loro - vi auguro di avere il coraggio di
essere diversi e cambiare le cose". "Il dovere delle istituzioni
- ha concluso il presidente del Senato - è dare spazio a volti
giovani ma tocca a voi impegnarvi per il futuro, essere
protagonisti e non spettatori".
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