Un giorno di festa che segna la
rivincita dello Stato: autorità politiche e istituzionali
definirono con queste parole quel 21 ottobre del 2015. A
Quindici, il piccolo centro del Vallo di Lauro, in provincia di
Avellino, dove si è combattuta per anni una sanguinaria guerra
tra i clan Cava e Graziano, quel giorno venne inaugurato il
maglificio "100QuindiciPassi" che avrebbe dovuto produrre
prevalentemente abbigliamento destinato alle forze dell'ordine.
La sede del laboratorio tessile, affidata ai giovani
dell'associazione Libera di don Luigi Ciotti, venne individuata
nella villa confiscata ad Arturo Graziano, considerato il boss
della omonima famiglia. Due anni dopo l'inaugurazione, alla
quale insieme a don Ciotti intervenne anche la presidente della
Commissione parlamentare antimafia, Rosi Bindi, di quel progetto
è rimasto quasi niente. I sette dipendenti inizialmente
impegnati si sono ridotti a due e la produzione di indumenti,
maglie, giubbotti destinati alle forze dell'ordine di fatto non
è mai partita. Quello che doveva essere un maglificio, oggi
funziona a scartamento ridotto come lavanderia per la
sanificazione di lenzuola, giubbotti anti-proiettile e coperte
dopo aver partecipato e vinto una gara pubblica bandita
dall'Esercito italiano. Due anni fa sembrava essersi consumata
la rivincita nei confronti dei clan che, oltre ad essere stati
protagonisti di una faida che negli anni ha lasciato sul campo
decine di morti, senza risparmiare anziani e adolescenti di
entrambe le famiglie, per decenni hanno imposto la loro legge
criminale sul territorio.
Se la situazione dovesse restare quella di oggi, anche
l'attività della lavanderia sembra destinata inesorabilmente a
chiudere, con tutta una serie di interrogativi sulla
continuazione della gestione della villa confiscata al boss. Per
questo don Luigi Ciotti mercoledì prossimo 27 settembre tornerà,
a Quindici, nello stesso giorno in cui parteciperà ad Avellino
ad una manifestazione con Maurizio Landini e Michele Buonomo di
Legambiente sulla bonifica dall'amianto del sito dell'ex
Isochimica. "Certamente ci è mancata l'esperienza, sappiamo che
abbiamo da imparare molto - dice Francesco Iandolo, il referente
di Libera per Avellino - per questo stiamo pensando di
affiancarci a realtà imprenditoriali che operano nel terzo
settore. Ma delle promesse, peraltro non richieste, che sono
state declamate due anni fa non abbiamo avuto il minimo
riscontro".
Ad adoperarsi per il futuro del maglificio "100QuindiciPassi",
durante le fasi finali del lungo iter intercorso tra il
sequestro e la confisca della villa bunker di Arturo Graziano,
fu l'ex capo della Polizia, l'avellinese Antonio Manganelli,
attraverso la proposta di commissionare alla cooperativa di
Libera la confezione di indumenti destinati alla Polizia di
Stato. Dopo la sua prematura scomparsa, di quella iniziativa non
è rimasta traccia né seguito. Nel frattempo sono anche
peggiorate le condizioni operative per tenere in vita anche le
altre attività che l'associazione Libera, in quanto gestore
dell'immobile, progetta. I giovani di Libera si sentono isolati,
ricordano i colpi di pistola sparati contro il cancello della
villa la notte che precedette l'inaugurazione del maglificio.
Chiedono che le istituzioni siano conseguenti nell'impedire che
quel segnale forte lanciato due anni fa alla criminalità, che
incoraggia i cittadini ad avere fiducia nello Stato, finisca
disperso.
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