"E' ora di introdurre una sanzione
speciale, il reato di molestie al diritto di cronaca". Giuseppe
Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa,
è in prima linea, con il segretario Raffaele Lorusso, per la
settimana di mobilitazione, dal 25 aprile al 1 maggio, per
sostenere i cronisti minacciati e rimettere al centro
dell'agenda politica e mediatica il tema del contrasto alle
mafie e alla corruzione. Un'iniziativa nata da un appello di don
Luigi Ciotti e di altri colleghi sotto tiro, come Federica
Angeli, Michele Albanese, Lirio Abbate, Paolo Borrometi, Sandro
Ruotolo, al quale hanno aderito decine di responsabili di
testata, tra cui anche il direttore dell'ANSA Luigi Contu.
"Domani saremo a Napoli, con l'Ordine nazionale e regionale,
l'Assostampa e Articolo 21, davanti a un luogo simbolico, la
Mehari di Giancarlo Siani - annuncia Giulietti - per segnalare
la nostra solidarietà ai giornalisti minacciati e per promuovere
una grande campagna di educazione alla legalità. Il modo
migliore per non lasciare soli i colleghi è riprendere le loro
inchieste, illuminare i covi da cui partono minacce, chiedere al
governo che verrà e al Parlamento di portare a compimento leggi
promesse da tempo: penso, in particolare, al contrasto alle
querele bavaglio. E perché no, a pene speciali per chi attacca
il diritto di cronaca: non è solo una 'testata' ai cronisti, ma
anche al diritto dei cittadini ad essere informati".
A Napoli sarà rilanciata anche la lettera, inviata anche da
Ordine, Inpgi, Casagit al presidente Mattarella, "con cui - dice
Giulietti - abbiamo sottolineato come l'informazione sia al
centro di un'emergenza democratica. Proprio Mattarella ha
indicato quattro giornalisti come 'cavalieri della legalità',
Paolo Borrometi, Federica Angeli, Amalia De Simone e Michele
Albanese". "Con noi - continua - ci saranno decine di croniste e
cronisti napoletani, specie quelli che hanno subito minacce per
le loro inchieste su malaffare, corruzione e camorra".
Oggi, ricorda Giulietti, "sono 19 i colleghi sotto scorta e
circa 200 quelli 'attenzionati', secondo i dati del Viminale. E
molti sono precari. Le regioni più a rischio sono il Lazio, la
Sicilia, la Calabria, ma numerosi episodi critici sono avvenuti
proprio in Campania, in particolare nella Terra dei Fuochi".
A fare "ben sperare", conclude il presidente della Fnsi, "è
la solidarietà che stiamo registrando, le adesioni all'appello
arrivate dall'ANSA, dall'Agi, da Repubblica, dalla Rai, da tanti
direttori e da tanti giornalisti che stanno realizzando servizi
per illuminare i luoghi e i meccanismi della mafia. Se Paolo
Borrometi è ancora in vita, è anche grazie alla reazione
congiunta di magistratura, inquirenti, mondo dell'informazione".
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