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In evidenza
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In collaborazione con CGIL Napoli e Campania
"È assurdo che, a pochi giorni
dalla risoluzione votata a Bruxelles per inserire l'aborto tra i
diritti fondamentali dell'Ue e per vietare i finanziamenti ai
gruppi anti-genere e anti-scelta, il primo Governo a guida
femminile si faccia autore dell'ennesima scelta politica
offensiva nei confronti delle donne, con l'inserimento nel dl
Pnrr dell'emendamento che consente l'ingresso nei consultori
pubblici alle associazioni anti-choice, le associazioni
contrarie all'interruzione volontaria di gravidanza, alla
maternità consapevole e al diritto delle donne di scegliere per
il proprio corpo". E' quanto affermano, in una nota, Nicola
Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania e Gaetanina
Ricciardi, responsabile politiche di genere Cgil Campania.
"Siamo - prosegue la nota - al paradosso: di fronte ai continui
tagli alla sanità pubblica, alla continua chiusura di consultori
ovunque nel paese e anche nella nostra regione, il governo
Meloni regala risorse pubbliche a sedicenti organizzazioni 'per
la vita' che in realtà non fanno altro che intralciare e rendere
più tortuoso il già arduo percorso di una donna che decide di
interrompere una gravidanza. Invece di dare risorse a quelle
associazioni, sbandierando l'ennesimo intervento contro la legge
194/78 come un provvedimento finalizzato alla sua applicazione,
è necessario che il governo promuova politiche finalizzate a
potenziare e rafforzare la rete territoriale dei consultori
pubblici, all'assunzione di personale medico e paramedico non
obiettore per rispettare la presenza di almeno il 50% di figure
non obiettrici e finalizzare le risorse, concesse alle
associazioni anti-scelta, alle attività dei consultori che sono
un importante strumento per attuare gli interventi previsti a
tutela della salute della donna".
"Noi - precisano Ricci e Ricciardi - diciamo no a questo
ennesimo assalto politico alla limitazione della libertà delle
donne e della loro autodeterminazione. Auspichiamo che la
Regione Campania tuteli la salute sessuale e riproduttiva delle
donne sul proprio territorio, dedicando le risorse a sua
disposizione unicamente a questo scopo e dando piena attuazione
a quanto previsto dalla delibera regionale n.1016 per il
'Miglioramento e potenziamento delle attività consultoriali
finalizzate ad una idonea applicazione della Legge 194/78'".
"Di fatto - si legge ancora nella nota - abbiamo già
assistito in passato a tentativi di insediare le associazioni
anti-scelta presso le nostre strutture sanitarie pubbliche,
tentativi che il movimento delle donne ha contrastato duramente;
così come abbiamo più volte denunciato e osteggiato la chiusura
di consultori e reparti e presidi dedicati all'IVG. La Campania
ha bisogno di misure utili a rafforzare il diritto
all'autodeterminazione femminile, non la sua negazione".
"Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero per la Salute
sull'applicazione della legge 194/78 e riferiti al 2021 -
conclude la Cgil - la nostra è la regione con la minore presenza
di strutture ospedaliere con reparto di ginecologia e ostetricia
che effettuano l'IVG, siamo sotto al 30%, e la percentuale dei
ginecologi obiettori è del 79,6%. Tra i più alti del Paese,
siamo secondi solo al Molise, è il tasso di personale medico non
obiettore, pari al 74,1%. Nella nostra regione è necessario
applicare la legge 194/78 intervenendo sulle carenze delle
strutture e di personale qualificato e non destinando le risorse
pubbliche a soggetti privati contrari alla libertà di scelta
delle donne".
In collaborazione con CGIL Napoli e Campania
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