Domenico Belforte, capo
dell'omonimo clan attivo nel Casertano tra i comuni di
Marcianise, Capodrise e nel capoluogo, resterà al carcere duro
perché il clan Belforte "è ancora operativo" a dispetto di
continui arresti e pentimenti, e la stessa paventata
collaborazione di Belforte è ritenuta dalla Dda "strumentale",
nonostante il capoclan abbia manifestato l'intenzione di far
ritrovare il corpo di una vittima per darle degna sepoltura.
Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha
rigettato il reclamo scritto di suo pugno dallo stesso Belforte
dopo che nello scorso mese di settembre il Ministro della
Giustizia aveva prorogato per altri due anni il regime
carcerario duro previsto dall'articolo 41bis dell'ordinamento
penitenziario.
Per i giudici capitolini, "Belforte continua ad avere un
ruolo apicale e non ha mostrato segni di resipiscenza e di
definitivo allontanamento dalle logiche criminali del clan di
provenienza", e risulta "incessante lo sforzo di Belforte di
veicolare all'esterno ordini e indicazioni di azioni criminali a
sodali liberi o anche detenuti".
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